Page 48 - Italiaracing

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F.2
ALEX FONTANA
PRONTO PER S
Antonio Caruccio
AlexFontana si appresta adebuttare inFormu-
la 2. La categoria monogestione inglese è giun-
ta al quarto anno di vita della moderna era, di
unaserieche inpassatoerastataasupportodel-
la Formula 1. Il diciannovenne svizzero-greco
arriva dalla conquista del titolo nella European
Formula 3Open, e punta ad essere unodei pro-
tagonisti dellaF2per tentare lascalataallamas-
sima formula nei prossimi anni.
Come èmaturata la decisione di correre
in Formula 2?
“Il motorsport è una disciplina molto difficile
soprattutto finanziariamente, ma questa volta
ho scelto la serie che più mi piaceva. La F.2 è
stata la vettura che mi ha dato migliori sensa-
zioni e mi sono trovato a mio agio con l’orga-
nizzazione. Inoltre,hotrovatodegli sponsorche
hanno patrocinato la scelta della Formula 2,
tutte ottime motivazioni che mi hanno portato
a questa decisione”.
In invernohai provato laGP3. Comemai
non si è finalizzato un accordo?
“Avevamo delle buone trattative. Non avevo
però la possibilità di firmare un contratto full
budget. Per raggiungere l’intesa avrei dovuto
aspettarequestoperiododell’anno,maammet-
to chenonmi sarebbe piaciuto restare in sospe-
so fino ad aprile. Mi avrebbe fatto piacere ave-
re un programma definito, preciso e concreto,
e con la F.2 ho avuto questa stabilità. Dopo la
F.3sonoconsapevolecheprobabilmente laGP3
sarebbe stato unpasso più logico, anche perché
offronounpacchettodivisibilitàcheviaggiacon
la F.1. Tuttavia non chiudo le porte alla parteci-
pazione straordinaria a qualche evento, come
avvenuto loscorsoannoaSpa, dovehoraggiun-
to la zona punti all’esordio”.
Hai già avuto modo di provare la tua
macchina. Come ti sei trovato?
“La vettura di quest’anno è molto diversa da
quella del 2011. Ho testato sia quella preceden-
te sia la vettura attuale. A Barcellona ho usato
le gomme vecchie ed i freni in acciaio, a Silver-
stone invece ho montato le Yokohama ed i fre-
ni in carbonio. La differenza prestazionale è
notevole, mi è sembrata paragonabile a vetture
di livello superiore, come la WSR o anche il
DTM. Quest’ultima è unamacchinamolto per-
formante dal punto vistameccanico, e per que-
sto paragonabile alle Formule. La F.2 mi piace
molto, ha una grande potenza e riesco a capire
molto bene lemodifiche di set-up che apportia-
mo”.
Quali sono le tue aspettative per il cam-
pionato?
“Non sono ben consapevole dei valori in cam-
po, perché non tutti i piloti sono ancora stati
annunciati, e quindi non so chi saranno i miei
avversari. Conseguentemente a questo non
posso collocarmi ingraduatoria. I test non sono
andati male ed ho buone possibilità di miglio-
rarmi. Voglio però stare davanti, voglio essere
un protagonista. Tuttavia devo considerare il
fatto che sono solo un debuttante e che lotterò
con piloti più esperti di me”.
Nella F2 non c’è una squadra, ma siete
seguiti dallaorganizzazione, da ingegne-
ri che cambiano ad ogni gara. Questo ha
cambiato il tuo modo di approcciarti al
lavoro in pista?
“Si cambiamolto. È unamodifica radicale, non
tanto perché non ci sono le persone di riferi-
mento come inuna squadra,maquantopiùper
il lavoro che un pilota deve fare. Ti responsabi-
lizza molto, non puoi appoggiarti all’ingegnere
a tempo pieno perché deve lavorare con gli altri
piloti, quindi devi studiare le tue modifiche da
solo. Ci hanno dato il loro programma video e
di acquisizione dati, e da lì il pilota deve impa-
rare da solo a fare le cose. Allo stesso tempo hai
24compagnidi squadra,ma24avversari.Avol-
te sei assistito quasi meglio che da un team, col
tuo meccanico che è a tua completa disposizio-
ne.
Il tuo casco esprime il tuo apprezzamen-
to per un pilota…Chi è, e comemai que-
sta passione?
“Nonsonocresciutoconidoliparticolari, rispet-
to i piloti del passato, ma non sono un fan di
nessuno. Da quando ho iniziato a correre in
kart,nel 1996, atreanni emezzo,mihannodato
il casco di TomPryce, morto nel 1977 a Kylami.
Era il casco di mio padre e l’ho preso io. Non
aveva all’inizio per me un significato particola-
re, poi crescendo li ho riconosciuti come miei.
Inoltre, è un casco con una colorazione emble-
matica, estremamente riconoscibile”.
Lo scorso anno parte della tua matura-
zione è stata anche dovuta al tuo coach,
Andrea Caldarelli. Siete una coppia un
po’ insolita, vi dividonodueanni anagra-
ficamente, ma nonostante questo hai
sceltodi avvalerti della sua collaborazio-
ne, come mai?
“È stata una scelta molto particolare. Tutto è
nato, come spesso accade per le cose migliori,
per caso. Correvamo come avversari nel 2010,
anche se lui era il miglior pilota del campiona-
to F3 Italia e lottava per il titolo, mentre io ero
nelleretrovie.Già lìhotrovato inlui grandepro-
fessionalità, ed in un campionato come la For-
mula 2 dovrò lavorare da solo, i suoi insegna-
menti ed il suo supporto si riveleranno molto
importanti. Ho imparatomolto di più con lui in
una stagione, che negli anni precedenti”.
Il motorsport in Svizzera per parecchi
anni è stata una categoria considerata di
SerieBdopo l’incidentediLeMans 1955.
Come è adesso la situazione?
“Ancora è considerato ai margini della società.
IlTicinoèunarealtàaparte, dove lagenteanco-
ra si sorprende se scopre che sei un pilota. Tro-
vare sponsorizzazioni però non è facile, non ci
sono supporti economici o politici. Tutto il
motorsport da noi è frutto della passione dei
singoli, che si uniscono e danno vita a questo
movimento. Per quanto riguarda la nazione, in
Formula 2 siamo già tre”.
Sei cresciuto sportivamente in Italia.
Quest’anno ti confronterai conuna real-
tà, quella anglosassone, completamente
differente. Senti di aver imparato le basi
necessarie per un salto di qualità così
importante?
“Sono convinto di si, ma questo è stato dovuto
più che altro all’annata del 2011, chemi ha visto
vincere un campionato e provare macchine
potenti come WSR e F2. Sono contento di aver
partecipato alla F.Azzurra e alla F.3 Italia, nel
miglior annodella categoria. Questoperòmi ha
lasciato un po’ impreparato sulle piste interna-
zionali”.