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questo incida sulla velocità».
A incidere è la voglia che si spegne in certi
campioni. Di fronte ad un Michael Schu-
macher che continua (almeno) fino a 43
anni, per un George Foreman capace di
tirare pugni fino a 50 o per una Josefa Idem
che disputa l’ottava Olimpiade, ci sono sul-
l’altro piatto della bilancia un Bjorn Borg,
che proprio a 25 anni dice no màs, una Tra-
cy Austin, una Jennifer Capriati o una
Justine Henin, tenniste come lo svedese di
ghiaccio che a un certo punto hanno senti-
to calare il vento, evaporare la passione.
Anche Mark Spitz, l’uomo degli otto ori
olimpici nel nuoto a Monaco ’72 si ritirò a
22 anni, ormai sazio di vittorie. Ian Thor-
pe, altro uomo-pesce, smise a 24 anni,
invogliato però da una noiosissima mono-
nucleosi, prima di ritentare di recente un
ritorno. Ecco, il ritorno. Molti “ritirati ver-
di” hanno finito poi per ripensarci, tentan-
do rentrée più o meno riuscite. Se a farli
desistere era stato lo stress, la fatica di reg-
gere ai ritmi – anche mediatici – che impo-
ne una carriera di vertice, è facile che pri-
ma o poi i campioni esausti ritrovino la ver-
ve: anche solo per nostalgia dell’adrenalina
che solo certe sfide sanno recuperare. Se
invece a rompersi è qualcosa di più profon-
do, di più intimo, se la non compatibilità
riguarda il livello esistenziale, allora è più
facile che l’addio sia definitivo. Noi, da
appassionati e tifosi, siamo portati ad esal-
tare chi continua a gareggiare, chi non vol-
ta mai la schiena al campo o alla pista, ma
spesso le ragioni di chi saluta in fretta la
compagnia sono più vere, più umane – spe-
cie nello sport di oggi, dove ormai il busi-
ness conta tantissimo, e la genuinità sem-
pre meno. La scelta di Casey magari può
non piacere, ma va rispettata. E forse
ammirata.
ASEY
Casey Stoner
con la moglie Adriana