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GP GIAPPONE
SAUBER
Massimo Costa
L’immagine che segna cosa significhi per il Giappone il terzo
posto di un proprio “suddito” nel GP di F.1 di Suuzka, l’ha per-
fettamente fotografata Jonathan Noble, inviato di Autosport, su
Twitter. Mentre era sul treno per Nagoya il giorno dopo la gara,
ha twittato l’immagine di un pupazzetto Kobayashi sulle spalle
di un ragazzo. Come se in Italia, qualcuno, a suo tempo, se ne
andasse a scuola con peluche di Riccardo Patrese o Giancarlo
Fisichella o Jarno Trulli, i nostri piloti che nella F.1 moderna ci
hanno regalato qualche soddisfazione importante. Kobayashi ha
vissuto un’annata difficile, subendo la crescita di Sergio Perez
all’interno del team Sauber. Qualche ottimo exploit lo aveva già
ottenuto, come il 4° posto di Hockenheim e il 5° di Barcellona,
ma il giapponese secondo voci di paddock, pareva irrimediabil-
mente tagliato fuori dai programmi 2013 di Peter Sauber, che lo
ha preso nel 2010 dalla Toyota. Questa prestazione però, alla
Perez tanto per intenderci, potrebbe cambiare qualcosa anche se
fuori dalla sede di Hinwil pare esserci la fila di piloti. Kobayashi,
partito dalla seconda fila, ha tenuto un ritmo notevole per tutta
la durata del GP, sospinto da un fantastico pubblico che non
vedeva che lui. Il momento più difficile per Kamui si è verificato
nel finale, quando Jenson Button si avvicinava minaccioso. Tut-
ti avevano le gomme dure, ma l’inglese le aveva montate dopo
Kobayashi e quindi erano più fresche. Il giapponese aveva gli
pneumatici posteriori praticamente finiti e non è stato semplice
continuare a spingere in quelle condizioni. Ma lui l’ha fatto sal-
vaguardando il primo podio della sua carriera arrivato, come una
favola, proprio nel circuito di casa. Ora che farà Sauber? Certo,
un risultato non condiziona tutta una stagione, anche se alla Fer-
rari sembra essere così (vedi Felipe Massa…), ma Kobayashi ha
dimostrato che è un pilota che merita di rimanere in F.1. Intan-
to è entrato nella storia del Giappone. Prima di lui, sul podio ci
erano saliti soltanto Aguri Suzuki e Takuma Sato. Invece, Sato-
ru Nakajima nella sua carriera si piazzò due volte quarto e suo
figlio Kazuki, una volta sesto.