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FORMULA 1
IL CASO
INVIDIA O REGOLE POCO CHIARE?
Tutto chiaro? Non proprio. Le conclusioni degli organi federali non dissipano affatto i dubbi che da tempo
circolavano nel paddock e alcune squadre, Ferrari inclusa, vorrebbero vederci più chiaro, non fosse altro per
il fatto che, mai prima d’ora, si era vista una deformazione così impressionante su una monoposto di For-
mula 1. E’ vero che il regolamento accetta un certo grado di deformazione dei primi 15 centimetri del muset-
to (che proprio per questo è costruito con un numero inferiore di “pelli” di materiali compositi, rispetto al
resto dell’elemento), ed è acclarato che questa struttura deve collassare in caso di urto, per assorbire parte
dell’energia, preservando la scocca, ma è altrettanto vero che è la forma stessa dell’anteriore Red Bull a desta-
re qualche perplessità. Come si può bene osservare nelle immagini allegate, la parte terminale del musetto,
quella dove è consentita la deformazione, è troppo vicina ai piloni che reggono l’ala anteriore, per non cre-
dere che ci possano essere delle interferenze sull’aerodinamica della vettura. A questo punto o Adrian Newey
è stato così bravo a progettare una struttura deformabile “flessibile”, che dopo 15 centimetri si trasforma da
musetto gommoso, in un monolite (cosa non impossibile), o c’è da sospettare che la deformazione indotta
da un carico esterno sul musetto in movimento (leggi pressione dell’aria) possa cambiarne la forma e un
conseguente abbassamento dei piloni di supportano la sottostante ala. Se così fosse, ci troveremmo di fron-
te alla classica quadratura del cerchio, all’ottimizzazione di quell’effetto “rake” (inclinazione del muso rispet-
to al suolo) che più volte si è cercato di combattere con l’innalzamento dei carichi da applicare alle ali, ma
non al muso. Sospetti, sospetti, ed ancora sospetti, che renderanno incandescente il finale di stagione o
potrebbero anche influenzarne l’esito finale se, come pensiamo, ad Austin qualcuno alzerà la voce.