Pagina 31 - Italiaracing.net Magazine

31
DA SEMPRE
SUL FILO
DEL RASOIO
Ma sospetti che sono anche figli delle circostanze. Da un lato il
comportamento della Red Bull, o per meglio dire, del suo genia-
le progettista, che da troppo tempo si muove ormai sul filo del
regolamento. Intendiamoci, le ultime creature di Adrian Newey
hanno vinto in virtù di una superiorità tecnica indiscutibile, ma
se per ben cinque volte si finisce sul banco degli imputati, nel
corso di una sola stagione, non si può gridare al complotto, alla
persecuzione. E i sospetti s’ingigantiscono quando per due vol-
te, nell’arco di pochi mesi, la Red Bull passa dalla polvere, all’al-
tare, dalle scialbe prestazioni di inizio campionato, alle rinasci-
te di Valencia e del dopo Monza. Fatte queste doverose premes-
se, il rovescio della medaglia si chiama “regole”. Troppo ampol-
lose per non prestare il fianco a critiche, troppo poco chiare per
non indurre in tentazione i progettisti, da sempre attratti dalle
zone grigie del regolamento. Prendete ad esempio il caso delle
appendici anteriori delle attuali monoposto: quando, nel 2009,
si passò alle antiestetiche ali “larghe”, venne fissata una zona
franca di 50 centimetri ad incidenza nulla, sotto il musetto, per
ridurre il carico aerodinamico delle Formula 1, lasciando mano
libera ai progettisti nella zona dei flap. Risultato: una degenera-
zione alare e la proliferazione di mille appendici e di paratie late-
rali sempre più complesse, che non hanno di certo aumentato lo
spettacolo, ma hanno fatto crescere in maniera esponenziale i
costi per simulazione e ore in galleria del vento e soprattutto il
pericolo in caso di contatto (chiedere ad Alonso per informazio-
ni). Per non parlare del doppio diffusore (made in Brawn GP),
degli “scarichi caldi” dello scorso anno o di quelli del 2012: in
pochi mesi siamo tornati ad una situazione non troppo dissimi-
le a quella del 2011. Ma, se le norme fossero state più restrittive
e chiare, ci troveremmo nelle medesime condizioni? Se qualcu-
no ci rispondesse non sarebbe male, ma forse neppure la Fede-
razione è in grado di farlo, perché il gioco tra il gatto e il topo,
ovvero tra i progettisti e il controllore, sta diventando sempre più
impari: hai voglia a mettere dei paletti, se poi uno sparuto nume-
ro di controllori (leggi FIA) deve battersi contro una pletora di
tecnici iperspecializzati, sempre più numerosa che, in barba al
contenimento dei costi, si concentrano su ogni millimetro della
monoposto.
Con regole più semplici, ma al tempo stesso più ferree, blindan-
do certe aree della monoposto, troppo sensibili ad interpretazio-
ni al limite e lasciando invece più libertà ai progettisti in altri set-
tori, la Formula 1 potrebbe riacquistare credibilità e competiti-
vità e non bisognerebbe attendere l’ultimo reclamo per procla-
mare il campione del mondo. Dulcis in fundo un’annotazione di
colore: questa settimana i media di tutto il mondo hanno ripre-
so le immagini del musetto della Red Bull di Vettel, che si defor-
ma inmaniera anomala, diremmo plastica, tra lemani di unmec-
canico. Gli unici che hanno sorvolato sulla notizia sono stati gli
inglesi, che hanno bellamente ignorato la circostanza, a partire
dal solitamente ben informato Autosport. Eccesso di sciovinismo
o puzza di bruciato? Il dubbio rimane...