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trovato subito bene sin dalle prime appa-
rizioni nel 2007. Nelle formule credo di
non aver potuto sfruttare il mio potenzia-
le al cento per cento, a parte alcune occa-
sioni quando me la sono potuta giocare
con gente fortissima come Lewis Hamil-
ton in GP2. Il GT mi piace. Mi piace la
macchina, lavorarci sopra in pista e con gli
ingegneri una volta a casa, dare e ricevere
consigli e mettere tutto in pratica anche in
gare di lunga durata. Trovare la costanza,
sfruttare l'auto e le gomme. Mi appassio-
na tantissimo”.
Hai corso insieme ad un giovane alle
prime esperienze in GT, Federico
Leo. Cosa pensi gli possa avere inse-
gnato quest'esperienza?
Forse il fatto di non mollare mai, che
bisogna dare sempre il massimo, ogni vol-
ta che si va in pista. Che sia un test, una
prova libera, una qualifica o una gara biso-
gna essere concentrati come se fosse l'ul-
tima occasione che hai, indipendente-
mente dal fatto di avere la macchina
migliore o meno. Tutti sanno andare for-
te quando lamacchina è perfetta, ma il fat-
to è che nell'endurance non è quasi mai
perfetta per ciascun pilota. Non è come
sulle formule, dove il pilota si mette a
posto la macchina in tutto e per tutto, e a
maggior ragione bisogna tirare fuori tutto
quello che si ha in ogni
situazione”.
Dal punto di vista del-
la guida, cos'è che fa la
differenza in GT?
La differenza si fa dopo
15, 20
giri, quando le gom-
me subiscono il primo
decadimento. E lì che devi
essere a posto con il set-up
perché se è vero che la
gomma nuova nasconde le
lacune, è vero anche che ci
devi fare più di un'ora. E'
dopo la prima fase che si deci-
de tutto”.
Non ti mancano un po' le for-
mule?
No, corro contro piloti e costruttori
fortissimi, e nulla è mai facile e sconta-
to. Ogni volta è una sfida nuova e non c'è
stata una sola gara in cui mi sia annoiato
di correre, o non l'abbia fatto come se fos-
se la prima volta. Spero di continuare così
ancora per molti anni!”.
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