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GP USA
FERRARI
DOMENICALI
MA LA SFORTU
Il team prinicipal di Maranello invoca la dea bendata
mancata, ma proprio a San Paolo a Vettel ne sono capitate
di tutti i colori… In realtà, il vero punto debole per la
sconfitta mondiale ce l’avevano nel box: la F2012
Stefano Semeraro
Anche i migliori sbagliano, a volte. Anche i più sportivi toppano.
Anche Ste-
fanoDomenicali, un teamprincipal coraggioso e unuomo corretto, può sbagliare a sce-
gliere le parole. Come dopo il GP del Brasile, quando ai microfoni di Ettore Giovanel-
li della RAI ha inveito contro la sfortuna. «Di solito in queste situazioni – ha detto
accennando alla pioggia – succede di tutto. Invece, non è bastato, ci è andata male».
In realtà alla Ferrari è andato bene quasi tutto: Sebastian Vettel ultimo e malconcio
appena al primo giro, poi danneggiato dalla sua stessa squadra. E nel finale anche il
botto fra Nico Hulkenberg e Lewis Hamilton, che ha riaperto una terza finestra di spe-
ranza. Più di così era difficile sperare, e se il mondiale è finito alla Red Bull, aMaranel-
lo ci si può attaccare a tutto, ma non alla sfortuna. Perlomeno, non alla sfortuna bra-
siliana, visto che a Suzuka forse qualcosa da recriminare c’era. Però, è stato un Mon-
diale pazzo, pieno di episodi e di capovolgimenti di fronte. Per ogni episodio a cui ci si
può attaccare per giustificare una sconfitta, ce ne sono altri due che potrebbero servi-
re da alibi alla concorrenza. La Ferrari ha avuto il merito di mettere in pista una vet-
tura affidabile, decisamente più robusta della McLaren e meno bizzosa della Red Bull
(
meglio, dell’alternatore della Red Bull), e infatti Alonso da quando è a Maranello solo
una volta – in Malesia nel 2010 – si è dovuto fermare per un problema tecnico.
Ma non può certo rivendicare il merito di aver costruito la vetturamigliore. Anzi. A ini-
zio stagione la F2012 era letteralmente disastrosa dal punto di vista delle performan-
ce (ricordate Alonso 12°esimo in qualifica a Melbourne?), e anche se si è riusciti a rad-
drizzarne un po’ l’anima in corso d’opera, è rimasta quasi sempre al di sotto della con-
correnza. Eallora invecedi chiamare incausa la jella conviene fareunesamedi coscien-
za. Che sicuramente arriverà, visto che la Ferrari non può che iniziare subito la “revi-
sione” della 2012 per una stagione 2013 che si presenta di transizione, in attesa della
rivoluzione dei motori del 2014, e che costringerà tutti a portare avanti due progetti
paralleli. Ma a San Paolo è stata il dispetto, la stizza, la rabbia a prevalere. «Se ad Abu
Dhabi 2010 fu peggio? – ha insistito Domenicali – dal punto di vista delle emozioni
perdere è stato pesante anche qui, anche se non usciamo a testa alta, ma altissima. Nel-
le ultime quattro corse abbiamo fatto più punti di tutti. Siamo arrivati a tre punti dal
primo disputando solo 18 gare su 20 per due incidenti. Il nostro avversario qui ha avu-
to un incidente, ma ha proseguito: mi è sembrato un segnale del destino». Ma il desti-
no della Ferrari è vincere, e invocare il fato cinico e baro non servirà a riguadagnare il
tempo perduto. Domenicali lo sa benissimo, anche se in Brasile ha recitato un copio-
ne stonato. La Ferrari è in debito con Alonso, e l’anno prossimo la sfortuna non potrà
essere la scusa per non onorare le cambiali in scadenza.