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1983
BRABHAM BMW BT52
I tragici incidenti del 1982, che erano costati la vita a Gilles Villeneuve e Riccardo Palet-
ti, ed avevano costretto al ritiro Didier Pironi, obbligano la Federazione ad usare il pugno
di ferro coi progettisti, che già ipotizzavano monoposto con valori di deportanza mostruo-
si. A partire dal 1983 vengono messe al bando le minigonne, imposto il fondo piatto tra
i due assi della vettura e ammesso uno “scivolo” posteriore solo a partire dalla mezzeria
delle ruote motrici. Di fronte ad un simile stravolgimento regolamentare si scatena la fan-
tasia dei tecnici, che danno vita a vetture non solo molto lontane rispetto a quelle degli
anni precedenti, ma anche parecchio diverse le une dalle altre. La palma dell’originalità
in questa molteplicità di idee spetta alla Brabham BT52 di Gordon Murray, con la quale
Nelson Piquet si laurea campione del mondo. Favorito dalle contenute dimensioni del 4
cilindri BMWe dalla necessità di montare un solo gruppo di sovralimentazione ed un uni-
co scambiatore di calore, Il geniale progettista
della Brabham, nonchè braccio destro di
Bernie Ecclestone, da vita ad una
monoposto a “freccia”, con muso
affusolato, grande ala trapezoidale
anteriore e mini fiancate laterali.
La ricetta del tecnico sudafricano
è semplice: se non si può avere la
grande deportanza generata del-
la tipologia wing-car, meglio
allora evitare fenomeni con-
trari, indotti da fiancate
prive di condotti Ven-
turi e minigonne
laterali. Meglio cioè
evitare che il “fon-
do piatto” possa
addirittura rende-
re il mezzo meccanico
portante”. E i fatti, anche se
per una sola stagione, gli daranno
ragione, con Piquet che, con un finale
di stagione travolgente, riesce a battere sul
filo di lana Prost, prima guida della Renault, e i ferrari-
sti Tambay e Arnoux. Ma non è tutto oro quello che luccica: per raggiun-
gere questo risultato le
monoposto di Ecclestone,
motorizzate BMW, usano
benzine non propriamen-
te conformi al regolamen-
to che, a partire dal Gran
Premio d’Olanda, trasfor-
mano il propulsore tede-
sco in un motore potente,
ma poco affidabile, in un
turbo indistruttibile. Le
polemiche e i sospetti si
sprecano ma, quando la
Federazione interviene, il
mondiale è ormai conclu-
so e Piquet si gode indi-
sturbato il secondo iride
della carriera.
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FORMULA 1
TECNICA/STORY - 1. PUNTATA
Testi, foto e disegni
di Paolo D’Alessio
Sembra ieri, eppure sono passati 30 anni
da quando, nel 1983, la Formula 1 voltò
pagina. A partire dal 1° gennaio di quell’an-
no, con una mossa tanto coraggiosa, quan-
to tardiva, la Federazione dell’Auto decide-
va infatti di mettere fine a sei anni di effet-
to suolo, alla proliferazione di condotti
Venturi, minigonne e monoposto sempre
più estreme, con i piloti proiettati in avan-
ti e i loro arti inferiori posizionati pericolo-
samente a monte dell’asse anteriore. Tren-
t’anni che hanno visto la Formula 1 cambia-
re profondamente volto, dall’avvento delle
vetture a freccia, alla definitiva consacra-
zione del turbo, dall’escalation delle poten-
ze (nel 1985 il 4 cilindri BMW, in versione
qualifica, superò abbondantemente i 1000
CV), alla tipologia “sogliola”, dal ritorno
degli aspirati a quello, per fortuna solo tem-
poraneo, delle sospensioni attive. Fino ai
primi mondiali del nuovo millennio, che
videro lo strapotere dell’accoppiata Schu-
macher-Ferrari, per arrivare ai giorni
nostri, al controverso doppio fondo della
Brawn GP, agli affanni della Ferrari del
dopo Schumacher, per finire con lo strapo-
tere Red Bull. Per raccontare tutti questi
cambiamenti, divideremo idealmente que-
sti 30 anni in tre capitoli, prenderemo in
considerazione quei modelli che, nel bene
o nel male, hanno scandito l’evoluzione tec-
nica della Formula 1 moderna. A partire dal
decennio 1983/1992, un periodo caratte-
rizzato dal ritorno al fondo
piatto, dal definitivo pensio-
namento del V8 Ford
Cosworth, soppiantato dai
propulsori turbocompressi.
Ma parleremo anche dei
grandi temi dell’aerodina-
mica, profilo “Coca-Cola” e
monoposto “sogliola” in pri-
mis, fino ad arrivare alle
sospensioni attive della Wil-
liams 1992, che di fatto rimi-
sero indietro le lancette degli
orologi di dieci anni, ripristi-
nando, seppure per due soli
anni (1992/93) un effetto
suolo pari, se non superiore,
a quello delle wing-car.