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FORMULA 1
TEST A MONTMELÒ
Paolo D’Alessio
Chi si aspettava eclatanti rivoluzioni dai secondi test pre-campionato, svoltisi questa set-
timana a Barcellona, è andato deluso, ma a ben guardare non poteva andare diversamen-
te. Dopo la prima sessione di Jerez, che è servita più che altro per “sgrezzare” le mono-
posto e capire che tutto girasse per il verso giusto, i team si sono presentati sul circuito
catalano (dove peraltro si corre il Gran Premio di Spagna) con macchine meno sconosciu-
te e con la necessità di capire dove bisognava intervenire, in funzione dello sfruttamento
delle nuove gomme Pirelli e soprattutto della prima gara in calendario. Di novità vere e
proprie, se si eccettua il debutto della nuova Williams FW35 (
sopra
),
che non aveva pre-
so parte alla prima sessione di prove, se ne sono viste pochine, ma sono comunque emer-
se una serie di valutazioni sulle quali varrà la pena soffermarsi. A partire dal valore del-
la Ferrari. Anche se il vero volto della F138 lo scopriremo tra pochi giorni, quando nel-
l’ultima seduta di test a Barcellona verranno provati un nuovo alettone anteriore, fianca-
te corrette nella parte posteriore con una diversa conformazione degli scarichi e un nuo-
vo diffusore posteriore (insomma, roba grossa), si è potuto capire che, rispetto alle pro-
ve incubo del 2012, si è fatto un grande passo in avanti. Fernando Alonso ha fatto segna-
re un tempo di tutto rispetto e col nuovo pacchetto aerodinamico in arrivo si spera di non
dovere remare troppo contro i soliti avversari, fin dalla gara di Melborune. Di qui a dire
che la Ferrari potrà puntare alla vittoria in Australia ce ne passa, ma le cose sono indub-
biamente cambiate, non solo rispetto a 12 mesi fa, ma anche, se confrontiamo l’esito di
questi due test pre-campionato, con le ultime qualifiche del 2012, quando la “rossa” non
riusciva a mandare in temperatura le gomme e partiva regolarmente indietro.
LA FERRARI E IL
SEGRETO DEL BUCO
Anche se nella percorrenza delle curve Red Bull-Renault e Lotus-Renault appaiono deci-
samente più a loro agio (merito di un ottimo bilanciamento e di un grande carico aero-
dinamico), la Ferrari è parsa in netta ripresa, con una macchina che fatica ancora un po’
in uscita dalle curve, ma non sembra in affanno, come accadeva con la F2012, quando
Alonso e Felipe Massa lamentavano una cronica mancanza di deportanza. E qui veniamo
all’altro aspetto interessante della seconda sessione di test invernali: la questione“buco”.
Dove con questo termine si intende quell’orifizio aperto nella parte inferiore del muset-
to dalla Ferrari, e subito copiato da Red Bull e Sauber. A cosa serve? Di ipotesi in questi
giorni se ne sono fatte tantissime, ma la più veritiera è che non tutte queste aperture sono
uguali (per forma e dimensione) e svolgono la medesima funzione. Prendiamo ad esem-
pio il caso Red Bull e Sauber: su queste due monoposto l’apertura collega la parte infe-
riore del musetto, con quella superiore del telaio dove, presumibilmente, si cerca di evi-
tare un distacco del flusso che lambisce la scocca, per migliorare l’efficienza della mono-
posto. E sulla Ferrari?
Nelle prime immagini che sono circolate si vede chiaramente che l’orifizio incanala il flus-
so d’aia verso il telaio e non lo spara in alto, come accade su Sauber e Red Bull. A questo
punto le ipotesi che si fanno sulla sua utilità sono tre: aereazione dell’abitacolo (poco cre-
dibile), raffreddamento delle centraline elettroniche della monoposto o, ipotesi più affa-
scinante, alimentazione di un sistema più complesso, come un doppio DRS, che la Fer-
rari non ha ancora testato, mentre alcuni team, come Mercedes e Lotus stanno sperimen-
tando fin dallo scorso anno.