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GP MALESIA
RED BULL
Stefano Semeraro
Lo sguardo di chi 15 minuti prima avrebbe fatto volentieri a caz-
zotti e una sola domanda sulle labbra. «Multi 21, uh?». Una doman-
da in codice, quella di Mark Webber, tanto per non farsi capire
troppo dalle telecamere ficcanaso piazzate nel retropalco prima
della premiazione. Preoccupazione da gentleman e da professioni-
sta. Ma inutile: il codice dipinto sulle facce di AdrianNewey e Seba-
stian Vettel diceva più di un interomanuale di decrittazione. Imba-
razzo, senso di colpa, vergogna. Newey che stira un sorrisino, ma
si capisce benissimo che sta chiedendo a Vettel cosa gli è passato
per la testa. E Vettel con l’espressione del ragazzino che sa di aver-
la fatta grossa, che vorrebbe chiedere scusa, anzi, che ci prova
anche, ma che capisce in fretta che non è aria. E poi fuori, ciascu-
no per conto suo, separati sul podio, a spartire sorrisi che sembra-
no paresi e spruzzi di champagne che stavolta si infilano gelati lun-
go il collo. E’ stata una giornata trionfale quella di Sepang, per la
Red Bull-Renault, una doppietta da celebrare, ma l’allegria è pie-
na di crepe. La mossa di Vettel, che al 46esimo giro se ne è infi-
schiato degli ordini di squadra, della sicurezza sua e del compagno
di squadra e lo ha infilato passando a qualche centimetro dal
muretto, lottando gomma contro gomma quando dal box era arri-
vato il consiglio di congelare le posizioni, ha riaperto vecchie feri-
te, sparso nuovi veleni.
«
Sono disgustata, ma almeno adesso è chiaro chi è l’uomo squadra»,
dicelafidanzataemanagerdiWebber,sventagliandosimatronalever-
so il box. «Dopo l’ultimo pit-stop il team mi ha detto che la gara era
finita e di ridurre la potenza del motore fino alla fine del GP», sibila
Webber. «Anch’io avrei voluto giocarmela sino alla fine, ma il team
aveva deciso di confermare quello che ci eravamo detti prima della
gara: gestire le gomme e portare lamacchina alla fine. Così dopo aver
chiesto due volte conferma ai box ho messo il limitatore al motore e
mi sono messo a controllare le gomme, ma di colpo mi sono ritrova-
to in lotta. Sebastian ha deciso per conto suo, e ora lo proteggeranno,
come capita sempre.Nonsonoaffatto contentodi come è finita la gara
oggi».
Parole come pietre. Che fanno riaffiorare i lividi del famoso scontro
fra lui e Vettel al GP di Turchia del 2010, e le tante (supposte) ipo-
crisie del management Red Bull. Che in pubblico sostiene le pari
opportunità fra i suoi driver, ma nella realtà –HelmutMarko in testa
un occhio di riguardo per Seb ce l’ha sempre. Ametà gara del resto
il tedesco aveva “ordinato” al muretto di agire. «Mark è troppo len-
to, toglietelodimezzo». ChrisHorner gli aveva rispostopicche, eVet-
tel si è fatto giustizia da solo. «E’ una sciocchezza», gli ha ribadito il
Mark Webber precede il compagno Vettel.
Di lì a poco il sorpasso della polemica