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FORMULA 1
IL FATTO
Stefano Semeraro
Un po’ come quando lo spogliatoio di una
squadra si rivolta contro l’allenatore. Gesti
e parole in libertà, multe e squalifiche rea-
li o minacciate. Prima le urla. Poi il silen-
zio. E in mezzo tanti tentativi di spiegazio-
ne che convincono poco. O niente.
A Sepang è andata in scena l’ennesima
commedia rusticana fra muretto e abitaco-
lo, uno spettacolo vecchio quanto la For-
mula 1 e le corse. Il quesito che si ripropo-
ne stavolta – a freddo e in vista delle pros-
sime gare – è semplice è brutale: chi
comanda davvero in pista?
Il team manager che dà gli ordini o il pilo-
ta-star – o anche il pilota satellite, ma di
carattere… - che si rifiuta di eseguirli? In
Malesia Vettel ha platealmente disubbidi-
to ad un ordine di Chris Horner, e ha poi
finito (o finto? c’è proprio da mettere i
puntini sulle “i”) di scusarsi con Webber e
con tutti i 600 dipendenti della Red Bull.
In Ferrari non si è capito bene – ma si è
intuito benissimo – come sia andata al
momento di decidere se far rientrare o no
Alonso dopo il botto al primo giro per la
sostituzione del musetto. Ad Alonso pre-
meva non perdere contatto con Vettel e
così il muretto – o almeno una parte degli
ingegneri – sono stati scavalcati dalla deci-
sione dell’Uomo Fatale.
Alla Mercerdes, una scuderia old-fashio-
ned e forse anche un po’ prussiana, invece
ha resistito la Legge di Ross. Brawn è un
orso dall’aria bonaria, ma
non ha mai esitato a tirare
fuori le unghie quando è
necessario, e così Rosberg,
anche mugugnando un
po’, si è adeguato al Bene
Comune.
Fra i puristi che si schierano sempre dalla
parte del pilota che bada solo a vincere sen-
za piegarsi alle tattiche, e i pragmatici che
premiamo comunque i diktat del team, è
difficile intuire una terza via. Anche perché,
diciamolo, spesso si tratta di rapporti di
forza abbastanza brutali. All Red Bull il tri-
campeon Vettel è in una posizione difficil-
mente attaccabile; alla Ferrari Alonso è la
star indiscussa, l’uomo che ha tenuto il
timone negli anni di tempesta: facile intui-
re che la sua parola valga più di quella di un
ingegnere di pista, per quanto bravo sia.
Brawn come si è detto sicuramente è uno
capace di imporsi, di coman-
dare con il pugno di ferro
dentro il guanto di velluto.
Alla Ferrari per tanti anni ha
potuto esercitare la sua auto-
rità anche perché era parte di
una management autorevole, magari cini-
Non vinci tanto quanto ha fatto lui dimostrandoti
sottomesso. Se Alonso o Hamilton si fossero trovati in quella posizione,
avrebbero fatto lo stesso. E anche Webber. Dunque non parliamone
come se il problema riguardasse solo Sebastian…
CHRIS HORNER