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Assolutamente sì. Ricordo ancora quel fine
settimana del 2006, Sebastian lasciò tutti
senza parole, e guardando Da Costa oggi ho
esattamente le stesse sensazioni che avevo in
quegli anni guardando il giovane Vettel: al di
là del talento i due hanno in comune il modo
in cui vivono le corse, con la serenità e l'alle-
gria di chi è nato per fare quello. Amano il
motorsport, e questo traspare in tutto quello
che fanno. Avete presente il camera-car del-
la GP3 2012 a Monza che mostra Da Costa
spingere Vainio sul rettilineo? Vuol dire
conoscere laNascar e il bumpdrafting, cono-
scenze che un pilota acquisisce per passione
seguendo gare, diverse dalle proprie, senza
che nessuno lo obblighi a farlo".
Come si fa a tenere cinque categorie
sotto controllo?
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Negli anni abbiamo costruito una struttura
ben organizzata seguita da uno staff di cui mi
fido ciecamente.Dentro laCarlinoggi ci sono
quattro gruppi di lavoro indipendenti l'uno
dall'altro, uno per ognuna delle categorie in
cui siamo impegnati. A capo di ognuna di
queste unità c'è una persona fidata, mentre
io ormai ho assunto un ruolo di supervisione
e coordinamento. È un sistema che funziona
bene, che permette al nostro staff un approc-
cio molto specializzato, ma che prevede
anche un certo grado di flessibilità, visto che
in caso di necessità un paio di uomini posso-
no passare da un'unità all'altra".
Da teammanager inglese ha vistoDal-
lara battere i costruttori britannici e
conquistare il mercato. Quale motiva-
zione si è dato?
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Credosiastataunaquestionedilungimiran-
za. Ai tempi in cui Dallara iniziò a spingere
forte sullo sviluppo della F.3, Lola e Reynard
stavano guadagnando grosse somme con le
vetture di serie maggiori, principalmente
IndyCar e poi F.3000. La F.3 per loro in quel
momento era un business senza grossi mar-
gini di guadagno e quindi non curarono lo
sviluppo come dovevano. Questo, alla lunga,
li ha indeboliti anche negli altri campi, per-
ché un albero non può sopravvivere senza
radici. L'Ingegner Dallara lo ha capito benis-
simo, ha sempre curato in modo straordina-
rio le vetture di F.3, che erano la radice della
sua azienda, e il successo in quel campo gli
ha aperto le porte per aggiudicarsi le fornitu-
redeimonomarca e costruire vetture sempre
più competitive anche nelle categorie supe-
riori. Ha saputo vedere lontano".
rt dalla GP2, non voglio dare giudizi su situazioni che non ho vissuto dall'interno,
lato alla prima difficoltà dopo avere vissuto molte buone stagioni
Con Carlin ha debuttato in F.3 Euro il giovane King
Tra i piloti GP3,
Lichtenstein