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FORMULA 1
IL PUNTO
Testi e foto
Paolo D’Alessio
Non vogliamo buttarla in politica, ci mancherebbe altro, ma para-
frasando i versi di un tormentone musical-elettorale, che da anni
ci viene regolarmente propinato, potremmo dire che “meno male
che Monte c’è”. Dove Monte sta ovviamente per Montecarlo, sede
del più anacronistico, ma anche più vero e ricco di fascino e gla-
mour Gran Premio della Formula 1. Ogni anno, quando il Circus
sbarca nel Principato, la storia è sempre la solita: i luoghi comuni
si sprecano e i media di tutto il mondo fanno a gara a riprendere
definizioni che bollare come banali è riduttivo. Si va dal sempre-
verde “Circuito salotto”, all’immancabile “Toboga Monegasco”,
dal “Gran Premio roulette” a critiche pseudo-tecniche che pun-
tualmente si accaniscono contro una gara e un tracciato definiti
anacronistici. In questo delirio retorico c’è addirittura chi scon-
giura le autorità sportive, pregandole di mettere fine a una corsa
inutile, quanto pericolosa. Ma come stanno veramente le cose? Il
Gran Premio di Montecarlo è un puro e semplice business da tanti
zeri, un azzardo calcolato, un momento di follia collettiva, come
molti vorrebbero far credere, o una gara che trova ancora una sua
giustificazione nella moderna Formula 1?