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ORE LE MANS
ANTEPRIMA
Stefano Semeraro
Pescà c’est là. Indecifrabile eppure umanis-
simo, il volto scolpito dal fuoco e dagli anni,
nascosto da una barba ieratica, si muove
per il circuito e attorno a lui, autentica divi-
nità del luogo, vibra come un’aura. Quaran-
tasei anni alla LeMans. Trentatré da pilota,
quattro vinte, il resto da patron, quest’anno
da commentatore per Eurosport e da custo-
de della memoria, ma senza mai perdere la
visione sul futuro. Cosa sarebbe la le Mans,
senza Monsieur Le Mans? Eppure Henri
Pescarolo ha rischiato di non esserci, dopo
il secondo fallimento della sua scuderia, a
gennaio.
«
Nell luglio scorso ero riuscito a mettere
in salvaguardia il team per sei mesi – ha
raccontato in una lunga intervista a “Le
Mans racing” – così da avere tempo di tro-
vare una soluzione. Ma non ci sono riuscito
e mi sono detto che continuare nel 2013
così non serviva a niente. D’accordo con il
Tribunale è stato dichiarato il fallimento
del Pescarolo Team. Adesso cosa faccio?
Ho disputato il rally storico Neve e Ghiac-
cio con Michel Perin, mi hanno proposto
anche il Marocco, ma non ho voglia di fare
grandi cose. E nella vita ho sempre fatto
ciò che volevo».
MAI FIDARSI
DEGLI AMICI…
C’è stato il rischio, dopo quasi mezzo seco-
lo, di non vederlo sulla Sarthe per l’edizione
dei novant’anni della gara. «Se non posso
più correre non è stato per mia volontà, ma
per circostanze esterne. Non mi perdono di
essermi fidato di un amico che mi ha fatto
conoscere Stéphanie Hoener e Olivier
Repovic e di non essermi informato meglio
sul passato della loro scuderia Luxury
Racing. Senza di loro mi sarei accontentato
di impiegare la Dome e la mia vecchia vet-
tura con un nuovo motore da 3,4 litri, inve-
ce di lanciare il programma P03. Era un
progetto sbagliato aerodinamicamente e i
motori Judd si sono tutti rotti, causando la
nostra disgrazia. E l’ho vissuta così male
che non volevo neppure venire a Le Mans
quest’anno. Ma Pierre Fillon mi ha convin-
to, parteciperò a vari eventi e ho iniziato
una nuova collaborazione con Eurosport.
E’ la gara più famosa del mondo insieme a
Indianapolis e al GP di Monaco, nonostan-
te tutte le traversie dell’Aco, nonostante
Ecclestone e Balestre abbiano fatto di tutto
per farla scomparire, alla fine resiste per-
ché le gare antiche sono ancora oggi le più
popolari».
RESISTE AI DISPETTI
E LA STORIA È SUA
Gli è stato fatto il “dispetto” di non inserire
neppure una delle sue Matra nelle 11 vettu-
re leggendarie scelte per le celebrazioni dei
90
anni («mi sembra discutibile, in fondo
è una vettura francese che ha vinto tre volte
di fila negli anni ’70…»), ma lui in fondo
non se ne cura troppo. Come non fa la ruota
per essere stato inserito nella Hall of Fame
della manifestazione: «Tutta la mia vita è
stata costruita attorno alla passione di cor-
rere, poi di gestire una scuderia. Le onori-
ficenze non mi hanno mai interessato tan-
to, ma se può aiutare la leggenda di Le
Mans, ben venga». Pescarolo del resto fa
leggenda a se stesso. Dal debutto in F.1 e
nelle vetture sport nel ’69, quando riuscì ad
ottenere la guida di una Matra nonostante
il parere negativo di Charles Deutsch
(«
sosteneva che un piccolo pilota di F.3 non
poteva domarla»), ai tre successi, sempre
sullaMatra, degli anni ’70. «Il primo a fian-
co di Graham Hill, fu durissimo. Al secon-
do, nel 1972, sono legato di più sentimen-
talmente, ma quello del ’73, contro la Fer-
rari, vale di più sul piano sportivo. Il suc-
cesso del 1984 con la Porsche ebbe un sapo-
re speciale, perché arrivò inatteso. E’ stato
bello correre così a lungo, con tante vetture,
trasmettere la mia esperienza ai piloti della
filiera Elf, e anche guidare la mia scuderia
per 12 anni, salendo tre volte sul podio e
lottando per la vittoria, è stato grandioso».
CONTRARIO AL BOP
E AI VANTAGGI NASCOSTI
Quest’anno vede equilibrio fra i team Audi
e Toyota, «ma la differenza vera la fa la
macchina, quella che avrà meno problemi.
L’Audi dall’inizio di stagione ha dominato
e lo ha fatto in base ad una superiore poten-
za del motore Diesel: circa 60 cavalli, anche
il motorista tedesco lo ammette. L’anno
scorso è stata una vettura ibrida a vincere
per la prima volta, ma tutti sanno che il
sistema è andato in panne dopo tre ore.
Spero di sbagliarmi, ma credo che le Audi
domineranno come in passato». Sulle nuo-
ve tecnologie del resto, Pescarolo ha una
posizione molto netta, molto severa. «Io
sono contrario al BOP, il Balance of perfor-
mance nei prototipi. Credo che a partire da
un regolamento ciascuno deve applicarlo
con più o meno talento e mezzi, ma non
accetto il fatto che che alcuni motori abbia-
no una potenza superiore. Dal 2007 è suc-
cesso con il diesel quello che era già acca-
duto in F.1 con i turbo. Se accettare una
nuova tecnologia significa accettare anche
che comporti un vantaggio, allora la gara
sarà falsata. Quando vedo tutta la pubblici-
tà che la Toyota fa sulla tecnologia ibrida,
mi va benissimo, ma se è una tecnologia che
sfrutta altre cose, allora parliamo di nulla.
Enon sto parlando dell’elettricità, della pila
a combustibile e di tutta quella roba. Quan-
to alla DeltaWing, va benissimo, ma non
corrisponde a nessun regolamento. Le
Mans è una vetrina tecnologica, ma prima
di tutto una gara automobilistica».
TROPPE DIFFERENZE
TRA I MOTORI
Di mezzo, come al solito c’è la politica:
«
Continuo ad avere dubbi sul nuovo rego-
lamento per il 2014. Si vuole dare stessa
energia e un massimo di potenza disponi-
bile a tutti, ma vedo già costruttori che
diranno: “Se devo farmi battere da una vet-
tura qualunque, dopo aver investito un sac-
co di soldi, allora me ne vado”. L’Aco pro-
mette eguaglianza fra le varie tecnologie e