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fra macchine ufficiali e privati. Non è un
problema tecnico, se c’è la volontà si può
farlo». Negli anni ’70, ricorda Pescarolo, i
piloti che correvano in F.1 correvano anche
la 24 Ore della Sarthe, e il rapporto investi-
menti/ricadute era migliore. E la competi-
zione più equilibrata. «Non ho mai visto
una tale differenza fra i motori da quando
il diesel ha debuttato a Le Mans. L’Aco ha
spesso precorso i tempi permettendo l’uti-
lizzo di tecnologie diverse, ma il dovere di
un buon organizzatore è garantire un equi-
librio e insieme far sì che il migliore vinca.
Quando la Matra vinse tre volte negli anni
’70
aveva un V12 che non era affatto più
potente di quelli Ferrari o Cosworth. Era la
squadra che era più forte».
FORSE TORNERÀ
FORSE NO
Pescarolo però non è uomo da acconten-
tarsi di guardare con la lacrimuccia al
passato. Anche se la sua Scuderia non esi-
ste più, il leone Henri non ha perso la spe-
ranza di rimettersi in pista nel futuro.
C’era stato un contatto con la Sébastien
Loeb Racing e il suo team, Pescarolo
avrebbe dovuto fornire un sostegno logi-
stico ad una avventura in LMP2 del Can-
nibale, «ma all’improvviso hanno inizia-
to un progetto con la McLaren che ha
assorbito tutte le loro forze, disinteres-
sandosi alla LMP2, e all’ultimo momento
hanno dato forfait. Con la Dome siamo
rimasti in ottimi rapporti, la vettura era
buona, ma i motori Judd nel 2012 proprio
non andavano bene. Ora Hiroshi Fushida
è stato incaricato di sistemare tutti i con-
ti, credo che alla fine torneranno alle gare
e mi piacerebbe lavorare di nuovo con
loro». Anche se, lucidamente, Pescà si
rende conto che sono proprio i conti che
rendono difficile competere a Le Mans
per chi non dispone di budget enormi.
«
Chi riesce a sopravvivere lo fa grazie a
gente ricca abituata a giocare con il pro-
prio denaro. In LMP1 e in LMP2 nessuno
riesce a vivere di soli sponsor. Ho studia-
to la situazione: per far correre una LMP2
nel campionato endurance servono 2,5
milioni di euro. Ma a chi chiederli, con un
ritorno così scarso? La Rebellion ha fatto
una stagione superba, passata nel più
totale anonimato, e ha speso 5 milioni di
euro. In GT è più o meno la stessa cosa, e
poi sono abituato ai Prototipi, vetture del
genere mi attirano di meno». Se deciderà
di rimettersi ancora una volta in gioco,
nonostante gli anni (71 il prossimo
dicembre), gli onori accumulati, gli inci-
denti, le traversie, le gioie e le delusioni
di una carriera unica per longevità e
fascino, Pescarolo lo farà con le spalle
coperte. «Conoscete il detto ‘per diventa-
re milionari con le corse bisogna comin-
ciare da miliardari’? Be’, è sempre più
attuale. I miei meccanici mi sono stati
fedeli fino all’ultimo, ora hanno trovato
un posto alla Oak e alla Dams, qualcuno
è fermo. I locali sono ancora miei e grazie
agli sponsor ho anche attrezzi e materiali.
La Dome è tornata in Giappone e la
Pescarolo 03 appartiene a Roald Goethe.
Non sono in fabbrica, ma sono disponibi-
li. Mi do tempo fino a settembre-ottobre
per capire ciò che farò. Se non si troverà
nulla, forse deciderò di vendere tutto e di
scomparire».
Riuscite ad immaginarlo?
Henri Pescarolo è stato recentemente premiato dal presidente dell’ACO Pierre Fillon
nell’ambito dei festeggiamenti previsti per la 90esima edizione della 24 Ore