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ORE LE MANS
LA CONSISTENZA
DELLE PORSCHE
La lotta vera è stata, come spesso accade, quella nella
categoria GT Pro, dove AstonMartin, Porsche, Ferrari
e Corvette se le sono date di santa ragione. Soprattutto
le prime due, che sin dalle prove sono apparse supe-
riori in performance pura. Sembrava che il successo
non potesse sfuggire alle Aston, rimaste in gara per
onorare la memoria di Simonsen su espressa richiesta
dei familiari di Allan, che hanno dato una grandissima
prova di generosità. Persino troppo veloci, come si
sospettava dalla vigilia, per una balance of performan-
ce discutibile, le vetture inglesi sono andate ko: quella
di punta, con Makowiecki al volante, per una strana
uscita di pista alla prima chicane che aumenta i dubbi
sul corretto funzionamento del traction control emer-
si emersi già nel botto di Simonsen; quella di Turner-
Mücke-Dumbreck per un paio di sviste sul finale, che
l’hanno relegate al terzo posto finale. Alla fine, l’han-
no spuntata, con pieno merito, le due nuove 911 della
Porsche, che si riprende lo scettro nella categoria con
una doppietta, grazie soprattutto alla consistenza
degli equipaggi (Richard Lietz-Marc Lieb-Romain
Dumas i vincitori) e all’ottimo lavoro del team Man-
they, subito vincitore al rientro nella Sarthe. Quinta e
sesta le due Ferrari dell’AF Corse dopo una gara sof-
ferta, con mille piccoli intoppi, anche ai box. Il team
piacentino si rifà parzialmente nella categoria GT Am,
piazzando due vetture sul podio, ma sul gradino più
alto c’è ancora una Porsche, a sorpresa quella dell’IM-
SA, conNarac-Vernay-Bourret, dopo che a primeggia-
re erano state soprattutto le due vetture del team Pro-
ton.
NEL RICORDO DI
GARTNER E ENJOLRAS
Ora si torna a casa, per un anno. E, purtroppo, la pri-
ma immagine che rimane inmente è quella dell’Aston
di Simonsen, ripresa dall’on-board camera della vet-
tura che la seguiva, che schizza via verso il guard-rail
sulla sinistra dopo essersi scomposta sul cordolo sin-
tetico umido. Il raccordo fra le curve del Tertre Rouge
e il rettifilo delle Hunaudières è un punto delicato: si
esce praticamente in pieno, con la vettura in pieno
appoggio esterno, dalle veloci curve del Tertre Rouge
e si accelera al massimo per prendere slancio per il
rettifilo. Il bordo pista, all’improvviso, si riduce a poco
meno di due metri, per l’elevato dislivello col terreno
oltre il guard rail e i pioppi secolari; non c’è nessuna
possibilità di via di fuga né di vasche di sabbia, come,
peraltro, nei sette chilometri successivi delle Hunau-
dières. L’ultimo incidente mortale in gara, quello di
Jo Gartner, si era verificato un paio di chilometri più
in là, sull’altra parte della pista. Era il lontano 1986 e
anche l’ultimo incidente mortale in prova, quello di
Sébastien Enjolras, nel test day del 1997, sembra roba
di altri tempi. La cruda realtà dei fatti odierni ci ricor-
da che le leggende si scrivono anche con pagine cupe.
SIMONSEN TRADITO
DAL TRACTION CONTROL?
La vettura che scoda leggermente col posterio re e poi riprende aderenza di colpo
mentre il pilota sta ancora controsterzando, dirigendosi verso lebarriere: è ladina-
mica dell'incidente che è costato la vita ad Allan Simonsen a Tertre Rouge, e che
si è ripetuta circa 19 ore dopo quando ad andare fuori pista, questa volta all'uscita
della prima chicane, è stato Frédéric Makowiecki. Il talentuoso francese stava
spingendo forte per mantenere il proprio vantaggio su Richard Lietz in condizioni
di pista umida, ma la ragione della sua uscita, così come dell'incidente dello sfor-
tunato danese, potrebbe non essere un errore del pilota. Il primo a farlo notare è
statoRinaldoCapellonel corso della diretta suEurosport: l'occhio esperto di "Din-
do" ha subito notato che i due incidenti hanno avuto dinamiche simili e ha ipo-
tizzato che quanto accaduto avesse a che fare con il sistema di Traction Control
delle Aston Martin. Anche Paolo Ruberti, che abbiamo sentito appena rientrato
da Le Mans, conferma la stessa impressione: "Quando ho visto i due incidenti ho
pensato a una taratura del controllo di trazione poco adatta a quella situazione,
cioè pista umida con gomme slick. Probabilmente l'elettronica ha tagliato troppo
la potenza e le ruote hanno ripreso grip di scatto, mentre Allan e Fréderic erano
ancora in controsterzo". Come tutti, il pilota scaligero è rimasto profondamente
colpito dalla scomparsa di Simonsen: "Avevo parlato con lui giusto dopo le qua-
lifiche, perché mi aveva battuto dopo una bella battaglia e ci eravamo scambiati i
complimenti. Era un pilota fortissimo, oltre che un bravo ragazzo, e la sua scom-
parsa ci ha lasciato davvero increduli".