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Gli anni passano e nel frattempoRoss Brawn
abbandona la Benetton e viene ingaggiato
dalla Ferrari, dove diventa ben preso una
pedina insostituibile del team, insieme a
Michael Schumacher, Jean Todt e Rory Byr-
ne.
Fino al Gran Premio della Malesia del 1994,
dove si trova nuovamente sul banco degli
imputati. Il 1999, comenoto, è l’annodel gra-
ve incidente di Schumacher a Silverstone. La
Ferrari può comunque contare sull’ottima
F399 e su un Irvane particolarmente arrem-
bante che, a due gare dalla fine, si trova addi-
rittura in testa al mondiale. A Sepang, dove
si corre il primo Gran Premio della Malesia,
su un faraonico ciercuito progettato da un
certo architetto Hermann Thilke, del quale,
in futuro, si sentirà parecchio parlare, la Fer-
rari detta legge. Il rientrante Schumacher
ottiene la pole e in gara, dove la rossa fa dop-
pietta, cede la leadership ad Irvine, che si
ritrova così primo nella classifica piloti, con
quattro lunghezze di vantaggio suMikaHak-
kinen. Nemmeno il tempodi festeggiare enei
box della rossa scoppia il panico: nelle veri-
fiche del dopo-gara la Federazione contesta
alla Ferrari l’irregolarità dei due nuovi devia-
toridiflussolaterali,caratterizzatidaundise-
gno scavato che segue il profilo della scocca
e dotati di un profilo orizzontale a coltello.
Nel corso delle verifiche i commissari riscon-
trarono che proprio questo profilo a coltello
non è regolamentare, poiché più corto di die-
ci millimetri. Una soffiata McLaren? A Ross
Brawn non rimase che ammettere l’errore,
una discrepanza che non può incidere più di
tanto sulle prestazioni del mezzo e la Ferrari
decide di appellarsi al giudizio del Tribunale
della Federazione. Dove, miracolo, gli avvo-
cati della Rossa, Henry Peter J.P. Martel e
Michel Jockey, tirano in ballo un comma del
regolamento che consente una tolleranza
minima di dieci millimetri. La FIA accoglie il
ricorso di Maranello, Irvine conserva la testa
della classifica piloti e l’interesse delmondia-
le è salvo. E mentre da un lato i legali della
rossa festeggiano, sostenendo che “...siamo
riusciti a reintegrare la Ferrari nei suoi diritti
e a sancire che se qualcuno ha dei dubbi su
una macchina, deve dichiararlo subito e non
attendere la fine della gara.“, sul fronte
McLaren Ron Dennis è di parere diametral-
mente opposto. ''E' un brutto giorno per lo
sport. La Fia e la flebilità delle suemotivazio-
ni - dirà il boss dellaMcLaren - hanno ucciso
il diritto. Adesso non resta che vedere in che
modo ogni scuderia può reinterpretare le
norme''.
In particolare Dennis e' contrariato ''...per il
modo in cui la Ferrari lo ha conseguito''.
''
Sono convinto che ci sia stata una irregola-
rità e cha vada applicato il regolamento per-
ché quel tipo di infrazione e' chiaramente
prevista, anche se non apportasse alcun van-
taggio, anzi addirittura anche se dovesse
apportaresvantaggi'',prosegueDennis.''Tut-
ti volevano che il Gran Premio del Giappone
fosse il più interessante possibile, ma penso
che il prezzo che noi abbiamo dovuto pagare
sia troppo alto''. Come andò a finire quell’ul-
timo Gran Premio del 1999 tutti lo sanno:
Michael Schumacher, che a Suzuka ottenne
lapole, incorsanon fubrillante come al solito
e si piazzò secondo, alle spalle di Mika Hak-
kinen, che vinse così il suo secondo titolo iri-
dato. Dal canto suo la Ferrari, terza con Irvi-
ne, si accontentò del mondiale costruttori. E
vissero tutti felici e contenti.....
1999
I DEFLETTORI DELLA MALESIA