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FORMULA 1
GP BRASILE
Stefano Semeraro
Si è preso tutto lui. Il quarto titolo mondiale
consecutivo, il record delle nove vittorie conse-
cutive (battuto Ascari), quello delle tredici sta-
gionali (acchiappato Schumi) e delle 39 in car-
riera, ad appena due di distanza da Senna. Il
mito di Ayrton, che l’anno prossimo conoscerà
il ventennale di quel terribile primo maggio, è
fatto di stoffa diversa, non si taglia e non si cuce
con i numeri, non si blandisce con i “donuts”
alla Zanardi sull’asfalto. Ma per il resto nulla,
oggi, sembra fuori dalla portata del cannibale
Vettel.
«Fare paragoni con Ascari mi sembra fuori luo-
go – ha detto con apprezzabile umiltà Seb appe-
na sceso dal podio – allora le macchine si rom-
pevano più spesso, i team non erano così affi-
dabili. Sono record diversi. E anche il 13 è solo
un numero, non mi considero una leggenda.
Oggi è stata dura con la pioggia, un grazie a tut-
ti, anche alla Renault. Sono triste che la stagio-
ne sia finita, la macchina si guida che è un pia-
cere. E un grazie anche a Mark Webber: forse
non abbiamo avuto il miglior rapporto del mon-
do, ma fra di noi c’è sempre stato grande rispet-
to e credo che insieme abbiamo rappresentato
una buona coppia per il team».
Qualcuno, Alex Zanardi ad esempio, avrebbe
preferito che Vettel rinunciasse ad una statisti-
ca e guadagnasse un punto in umanità, conce-
dendo a Webber l’onore dell’ultima vittoria nel
suo ultimo “paseo” (e con il pasticcio della gom-
ma che non si trovava al pit-stop, qualcosa ci si
poteva inventare), ma in fondo è giusto così.
L’avversario si rispetta battendolo, sempre e
comunque, non concedendo favori. E poi lo si
era visto anche all’inizio, con quel controsor-
passo di “prepotenza” su Rosberg dopo la pati-
nata allo start, che l’ex-baby face, con il volto
ormai coperto da un barbone da guerriero, non
è uno che ama le cortesie superflue.
Con la Red Bull ha vinto tutto, e la Red Bull ha
vinto tutto con lui, ora si tratterà di capire cosa
succederà l’anno prossimo, con la rivoluzione
dei V6 turbo che manderanno in pensione i glo-
riosi V8 interpretati così bene dalla Renault. Di
smettere di vincere Vettel non ha affatto inten-
zione, ma il dominio dei bibitari che inquieta
chi vorrebbe un campionato più vivace, incerto
e competitivo non è la sola questione sul tavo-
lo.
Servono regole più certe – vedi il caso Massa
con il drive-trough dei misteri -, meno pasticci
con le gomme, meno politica, una tecnologia
meno esasperata che consenta di ridurre i costi,
chiarezza sulla struttura del campionato (a cosa
serve tenere in vita teammaterasso come Cater-
ham e Marussia?) e gare più comprensibili per
gli appassionati, che di mettersi davanti al video
con il pallottoliere per districarsi fra pit-stop e
decadenze di mescole forse non ne hanno più
tanta voglia. Il quarto sigillo di Vettel, campione
moderno e straordinario, ha chiuso un capitolo
della storia. Ora tocca riaprirlo, capire cosa ci
aspetta dietro la prima curva della nuova sta-
gione. Se sarà ancora Vettel con la sua astrona-
ve blu, la colpa di certo non sarà sua.
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