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FORMULA 1
JEAN TODT
Stefano Semeraro
La prima mossa di Jean Todt da Presidente
rieletto della FIA è stata quella di prender-
sela con i giornalisti. Con quelli che durante
la campagna elettorale avevano commesso
l’errore di ascoltare anche l’altro candidato
David Ward, e di avanzare «insinuazioni
infondate riguardanti il governo della FIA,
la trasparenza dei suoi conti, e l’integrità
dei suoi membri». Secondo Todt si è trat-
tato di «attacchi irresponsabili» alla fami-
glia della FIA, e il livore manifestato dal
Presidente verso molti che semplicemente
hanno cercato di fare il loromestiere di cro-
nisti e di «cani da guardia del potere»,
lascia sinceramente perplessi. Chi gestisce
una organizzazione come la federazione
internazionale dell’automobilismo deve
accettare le domande e le indagini della
stampa non come una persecuzione immo-
tivata, ma come un inevitabile necessità
democratica: evidentemente però si tratta
di una nozione difficile da far digerire a
chiunque amministri un potere.
Detto questo passiamo alla parte program-
matica del Todt bis, ovvero del nuovo qua-
driennio che si apre davanti al mondo del
motorsport e che già dal 2014 promette pic-
cole e grandi rivoluzioni. “The road For-
ward», la strada davanti, come l’ex manager
della Ferrari ha voluto chiamare il suo pro-
gramma, è lastricata soprattutto di tre buoni
propositi: contenere i costi, rilanciare l’au-
dience, aumentare i campionati di base.
«Diciamo che avevo davanti da scalare una
montagna di 8000 metri e per ora sono a
quota 3000 - ha dichiarato il boss francese -
Se mi chiedete qual è la sfida più grande per
il futuro rispondo che è sviluppare la base del
motorsport, perché nessuno se ne occupa. A
tutti interessa la Formula 1, ma per me non
èquella lapriorità. Se invecemi chiedetequal
è la priorità per la F.1 rispondo abbassare i
costi: perché altrimenti la F.1morirà». Il pia-
no è già in atto, e prevede come è noto l’in-
troduzione dei nuovi motori V6 turbo da 1.4
di cilindrata: motori in effetti più “verdi”, ma
la cui introduzione per il momento non ha
certo contribuito a sanare i budget dei team,
al contrario, come dimostrano le lamentazio-
ni di quasi tutti i team principale del Circus.
Todt ha in mente un Motorsport che eviti il
pericolo di scollarsi dalla realtà quotidiana
dei suoi fans, che sono sempre più giovani
e attratti dalle nuove tecnologie e dai nuovi
media (interattivi, ma forse più controlla-
bili dei vecchi). E che non si allontani trop-
po neppure dagli interessi dei grandi
costruttori, che fanno da pilastro alle corse
ma che pretendono regolamenti più ade-
renti ai loro interessi. Non un compito faci-
lissimo. In agenda c’è sicuramente un
razionalizzazione della gestione della F.1,
che andrà attuata attraverso un utilizzo del-
lo Strategy Group in modo da dare stabilità
ai regolamenti e sicurezza agli investitori,
magari arrivando ad un tetto massimo di
100 milioni di dollari di costo per stagione.
Il regno di Bernie Ecclestone, picconato dal
processo per corruzione, dovrà prima o poi
terminare e forse l’idea di coinvolgere il
“discoccupato d’oro” Ross Brawn può rive-
larsi vincente. Todt insiste sulla necessità
di lavorare sulla base, dove i talenti non
mancano, ma c’è confusione sul percorso
che un pilota deve compiere per costruirsi
una carriera ad alto livello. Bisogna stare
molto attenti a non pretendere di mettere
un cappello istituzionale dall’alto per bloc-
care le dinamiche spontanee del mercato,
ma sicuramente va evitato che un giovane
riesca ad emergere più per la dote di spon-
sor che per quella del talento.
LA FORMULA E
FRA ENTUSIASMI E RISCHI
Nella prospettiva di una trasformazione “verde” del motorsport, la
Formula E, la nuova serie per monoposto elettriche che partirà nel
prossimo autunno e che farà tappa nei centri cittadini di mezzo
mondo, sembra strategica. Il calendario è stato confermato, e l’or-
ganizzatore Alejandro Agag ha incassato anche la presenza di nomi
di cartello come quello di Richard Branson con la Virgin e di Leo-
nardo Di Caprio, co-proprietario del team Venturi. Come piloti si
parla di Lucas Di Grassi, Takuma Sato, forse Bruno Senna, ma sul-
l’argomento Todt ha voluto alzare un po’ il piede. «La serie promet-
tete bene, ma preferisco essere prudente», ha dichiarato a L’’Equipe,
«perché vedo che ci sono molte aspettative e non vorrei essere poi
deluso. Comunque potrebbero parteciparvi a gettone anche dei piloti
di Formula 1, magari per una o due gare». Be’ anche questo signifi-
cherebbe ottimizzare i costi, ma di certo se l’alternativa elettrica
dovesse rivelarsi un flop, per i piani a zero emissioni di Jean il con-
dottiere sarebbe un colpo demoralizzante.
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