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La settimana che si è conclusa da poche ore è stata piuttosto imba-

razzante per il mondo della F.1. Al di là di ciò che hanno espresso

i sempre interessanti test pre-campionato che si sono svolti sul dif-

ficile e selettivo tracciato di Montmelò, sono balzati all’onor di cro-

naca due aspetti forse secondari, ma che inquadrano bene come

funziona il motorsport al massimo livello. La FIA ha imposto ai

diciotto piloti di F.1 di non cambiare la grafica dei loro caschi, pena

una sanzione pecuniaria. Con una F.1 che si sta sbriciolando gior-

no dopo giorno per via delle difficoltà economiche di tre squadre

che vogliono soluzioni rapide dalla istituzione principale che

governa le corse automobilistiche, ecco che il problema dei caschi

sale al primo posto dei pensieri degli uomini FIA. Lo fanno per il

pubblico, dicono. Quello stesso pubblico che viene tenuto lontano

dai paddock neanche avesse l’ebola, che non viene coinvolto o

informato degli avvenimenti attraverso i social network, quello

stesso pubblico che se non paga per avere in casa la pay-tv, è

costretto a vedere le corse del mondiale in differita, quello stesso

pubblico che per sedersi in tribuna deve sborsare cifre da capogi-

ro impensabili considerando la crisi economica che attanaglia le

famiglie. I caschi dunque, guai a cambiarne il disegno perché il Gio-

vanni Rossi di turno potrebbe non capire più nulla nel vedere Vet-

tel con un casco bianco in Australia, verde a Sepang e blu in Spa-

gna. Forse pensano che il buon Giovanni sia anche un po’ stupido,

non capace di leggere le sovraimpressioni delle classifiche e anche

un po’ sordo nel non capire dalla voce del telecronista che quel pilo-

ta sì, è proprio lui, Vettel, benché quel casco sia diventato verde.

Cose da pazzi, insomma.

Come da pazzi è vedere come è stato gestito l’incidente di Alonso

domenica pomeriggio, rapidamente trasformatosi in un caso

misterioso. E non per la volontà di noi giornalisti, ma perché tra il

team McLaren e il clan che circonda il pilota spagnolo, si è fatto a

gara per non spiegare nulla agli addetti ai lavori e al solito pubbli-

co, che dalle ore 13 di domenica praticamente non sa quale proble-

ma fisico abbia portato Alonso all’ospedale. E allora, via alle sup-

posizioni, anche assurde. Alla gente della F.1 piace non informare,

tenersi tutto per sé, atteggiamento che evidentemente li fa sentire

molto importanti. Eric Boullier della McLaren ha avuto la forza di

dire che di quell’incidente si è montato un caso esagerato. Eccolo

qua, tutta la colpa come al solito è della stampa. Che però per ore

e ore non è stata minimamente informata di quel che è accaduto,

quindi cerca di capirlo a modo suo mentre il pubblico su twitter

chiede, fa domande, vuol sapere, ma il preistorico mondo della F.1

che si esalta per il Kers e la MGU-K si chiude nella sua grotta e

chissenefrega di quel che vuole sapere la gente che ama gli idoli

come Alonso.

di Massimo Costa

SE LA F.1 PENSA AI CASCHI

E NON VUOLE INFORMARE