L’editoriale
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di Stefano Semeraro
MAI COSÌ TANTA ITALIA
Una giornata di festa, un moto di orgoglio. L'Italia afflitta da mille
crisi, mille problemi, che all'improvviso ritrova un po' di fiducia accor-
gendosi di non essere poi malaccio, quando ci si mette. A Sepang ha
vinto il tedesco Sebastian Vettel, è vero, ma la monoposto che gli ha
permesso di beffare i suoi connazionali della Mercedes è rigorosa-
mente made in Maranello: ora e per sempre, come ha promesso – e
speriamo mantenga - Sergio Marchionne.
Valentino Rossi cavalca, invece, una Yamaha, ma è nato a Tavullia. La
Ducati è di proprietà tedesca, dell’Audi, ma il suo Dna resta molto ita-
liano: la fabbrica è sempre lì, a Borgo Panigale, provincia di Bologna,
la sua rinascita passa attraverso l'arrivo di Gigi Dall'Igna, la costanza
di Claudio Domenicali. E i suoi piloti si chiamano Andrea Dovizioso e
Andrea Iannone, ovvero la Penisola rappresentata da nord a sud.
Nell'epoca della globalizzazione, certo, sarebbe anacronistico invo-
care una “purezza” che forse non è mai esistita – nemmeno nella na-
zionale di calcio, oggi tormentata da una cavillosa querelle sugli
'oriundi' - e guai a premere troppo sul pedale di un nazionalismo fa-
cile e un po' vuoto.
Un po' di sano orgoglio però è lecito. E anche terapeutico, visti i
chiari di luna che stiamo attraversando, fuori e dentro lo sport. In F.1
da troppo tempo manca un pilota italiano, anche se Raffaele Mar-
ciello ci ha appena messo un timido piedino, e da troppo tempo l'ita-
liana Ferrari rimediava bastonate. Forse siamo ad una piccola svolta.
Ora non dimentichiamoci di chi soddisfazioni ce le ha date in tante
altre categorie, e magari nella scalata alla Massima Serie è penaliz-
zato da un sistema che premia più le valigie degli sponsor al bagaglio
tecnico. Nel prossimo weekend ad esempio, partirà il SuperGT giap-
ponese, dove il campione in carica è Ronnie Quintarelli, e il suo 'vice'
Andrea Caldarelli, pupilli di Nissan e Lexus, mentre Marco Bonanomi
parte all’assalto del Blancpain Sprint con l’Audi. Dai tempi di Marco
Polo, gli italiani sanno farsi apprezzare in tutto il mondo, e su tutti i
mercati. Non buttiamoci troppo giù.