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Massimo Costa

Vincere a 55 anni la Dakar. Non una qualsiasi Dakar.

Bensì, l’ultima Dakar alla quale avrebbe partecipato

non solo lui, ma l’intero carrozzone Peugeot. E per

di più, per Carlos Sainz questa Dakar è anche stata

l’ultima corsa della sua interminabile carriera, iniziata

quando aveva 18 anni. Non gliene era andata bene

una con la Peugeot nelle ultime edizioni. Sempre KO,

lo scorso anno addirittura giù da un burrone. Questa

volta però, tutto ha girato a meraviglia, i guai li hanno

avuti i suoi compagni di squadra. E lui, abituato sem-

pre a spingere al massimo, ad inseguire, a rischiare

oltre il dovuto, quest’anno ha impostato la gara di-

versamente, da attendista. Andate avanti voi che io

me la prendo comoda. Così mentre gli altri si scor-

navano, sbagliavano, perdevano tempo, lui col suo

passo tranquillo (si fa per dire…) li ha infilzati uno ad

uno ritrovandosi in cima alla classifica. Non è però,

stato facile perché, come ha detto a Cordoba, la città

argentina che ha visto l’arrivo della Dakar: “Questa

è stata una edizione durissima, una delle più difficili

da quando la gara si è spostata in Sud America e direi

anche una delle più massacranti che ho mai disputato

avendo partecipato anche a quelle in Africa. Ogni

giorno c’era un colpo di scena in classifica. Le tappe

in Perù, nel deserto, sono state molto complicate, ma

le abbiamo superate bene Poi, in Argentina c’era pa-

recchio caldo, tappe lunghissime fino a 900 km e una

sabbia insidiosa, la chiamiamo fesh fesh, molto fine

e che ti frega quando meno te l’aspetti”. Un bel so-

spiro di sollievo insomma, per Sainz che giorno dopo

giorno ha visto avvicinarsi il grande obiettivo: “Non

mi sono mai dato per vinto nonostante le sfortunate

edizioni degli ultimi anni e sento di meritare questo

successo. La Peugeot aveva vinto nel 2015 e 2016,

ma non era mai la nostra macchina… finalmente è

toccato a noi”, ha voluto specificare. E anche se alla

fine tutto sembrava facile, Sainz un occhio a Peter-

hansel lo teneva sempre: “Lui è Mister Dakar, il nu-

mero uno di queste gare e non devi mai darlo per

sconfitto”. Come sempre, Carlos dopo ogni tappa

faceva un piccolo brefing con il figlio Carlos jr, in Eu-

ropa e pronto ad affrontare la stagione 2018 del

mondiale F1 con la Renault: “Studiavamo insieme la

miglior strategia da fare, era sempre informato su

tutto. Ora è contento più di me sapendo bene tutti

gli sforzi che ci sono dietro questa corsa”.