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Gianfranco De Bellis, patron della factory di Concorezzo, ci racconta
come è nato il progetto USF‐17 e PM‐18 e quali sono stati gli
elementi decisivi che hanno convinto gli organizzatori americani.
Fra Tatuus e Dan Andersen è un vecchio amore che si riaccende
Gianfranco De Bellis, come è nata l'avventura
americana di Tatuus?
«La prima richiesta ci è arrivata in agosto. In tutto
credo abbiano interpellato 4 o 5 costruttori. Il
capitolato prevedeva, intelligentemente, che le due
macchine avessero in comune alcune parti. Una bella
intuizione, basata credo anche sull'osservazione di
quello che sta succedendo in Europa fra Formula 4 e la
futura Formula inglese di Jonathan Palmer. Le due
monoposto, la USF17 e la PM ‐18, avranno dai 170 e 270
cavalli, paragonabili quindi con i 160 della F.4 e i 230
della monoposto inglese di Palmer. Avere una base in
comune permette fra l'altro di spostare attenzione e
risorse su altri componenti come aerodinamica,
elettronica, freni. Un altra richiesta era quella di
prevedere fornitori americani – l'elettronica ad
esempio sarà Cosworth, l'impianto frenante della
Performance Friction – e ci è sembrato giusto
accoglierla, anche perché si tratta di forniture di
ottimo livello».