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I DRAMMI
DI VILLENEUVE
E PIRONI
Il canadese si sente tradito e con questo stato d’animo
quindici giorni dopo si presenta in a Zolder, dove è in
programma il Gran Premio del Belgio. Quando manca-
no otto minuti al termine delle prove ufficiali scende in
pista, per rincorrere la pole, anche se non ha più gom-
me da qualifica. Percorre due giri di lancio e fa registra-
re la migliore velocità sul rettilineo dei
box. Arrivato al curvone che precede
la curva Terlamen, incontra sulla
sua strada la March del tedesco
Jochen Mass, in fase di rien-
tro. I due non si capiscono,
le macchine incrociano le
traiettorie e la Ferrari di
Villeneuve decolla
sulle ruote della
monoposto di
Mass. L’urto è
impressio-
nante, la
Ferrari si
divide let-
teralmente
in due, e per
il pilota, cata-
pultato fuori
dall’abitacolo, non
c’è più nulla da fare. Qualche
mese dopo la stessa sorte capiterà a
Didier Pironi, che ad Hockenheim
non perde la vita, ma è costretto
ad abbandonare l’attività. La
Ferrari 126 C2 però è una
gran vettura e nelle mani
dei sostituti Patrick
Tambay
e
Mario
Andretti conquista i
punti necessari per
regalare a Maranello il
primo titolo iridato, per
una monoposto spinta da
motore turbo. Cosa ha reso
possibile questa impresa, che
solo pochi anni prima sembrava
fantascientifica? Caratteristiche tecni-
che della 126 C2 a parte, la chiave di volta del
mondiale 1982 risiede nell’Emulsystem, un’innovazio-
ne tecnica introdotta a metà stagione dalla Ferrari.
Messo a punto in collaborazione coi tecnici dell’Agip,
l’Emulsystem nebulizza piccole particelle di acqua
insieme alla benzina, all’interno delle camere di scop-
pio, scongiurando fenomeni di detonazione ed aumen-
tando conseguentemente l’affidabilità dei 6 cilindri ita-
liano. Un espediente, mutuato dall’industria aeronau-
tica del secondo dopoguerra, che vale un titolo mondia-
le. Il primo dell’era turbo.