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ITALIANO RALLY
TARGA FLORIO
Guido Rancati
Battiam battiam le mani, arriva il vincitor.
Per accogliere come si deve l’uomo di valor,
gli appassionati siciliani non hanno biso-
gno di essere incitati: Paolo Andreucci è
ormai da tempo uno di loro. L’hanno adot-
tato tanto tempo fa, quando scrisse per la
prima volta il suo nome nella gloriosa gara
inventata da don Vincenzo Florio. Era il
mille e novecentonovantasette, il garfagni-
no divideva con Simona Fedeli la Mégane
Maxi. E Andrea Nucita ancora non aveva
spento le otto candeline sulla torta di com-
pleanno.
Ad aspettare Ucci a Campofelice di Roccel-
la sono in tanti. Fra loro anche molti di
quelli che lo acclamavano allora e che l’han-
no poi fatto altre volte: nel 2003 e nel 2004
quando permettere tutti in riga aveva usato
una Punto Super1600, nel 2006 con la
Punto Super2000, nel 2007 con la Mitsu,
nel 2011 con la Peugeot 207 simile, molto
simile a quella con la quale hamaramaldeg-
giato anche questa volta. Con poche modi-
fiche a un copione che da tempo ha man-
dato amemoria, mettendosi nella condizio-
ne di dover inseguire e poi giocherellando
con gli avversari come fa il gatto con il topo.
Alzando il ritmo per non umiliare gli inse-
guitori. Concedendo altri tre round a
Umberto Scandola, l’unico che in teoria
avrebbe potuto impedirgli di mettere il suo
settimo sigillo all’appuntamentomadonita.
“Ho tenuto il ritmo alto”, fa all’arrivo
l’inossidabile. Sforzandosi come sempre di
essere convincente. Dice sempre così e for-
se pure ci crede. Ma i numeri raccontano
un’altra storia. Lasciano intendere che il
piede lo ha tenuto giù nella prima piesse,
quella nella quale ha lasciato qualche spic-
ciolo al veronese con la Fabia. “Mi sono
girato e ho dovuto manovrare”, spiega.
Confermando così che senza la macchioli-
na, avrebbe preso il pallino in mano fin da
subito. Invece, per farlo, ha dovuto aspet-
tare un pochino, giusto il tempo che Umbi,
rischiando grosso, finisse oltre la carreg-
giata. Lasciando per strada mezzo minuto
e tutte le sue speranze di spuntarla. “Ho
sbagliato”, ammette il battuto. Che dopo
essersi scusato con gli uomini della sua
squadra, aggiunge: “Poteva anche andar-
mi molto peggio e quindi devo ammettere
di essere stato anche fortunato a prosegui-
re”.
Di lì in poi, non c’è stata storia. Ucci s’è
costruito un margine di sicurezza, Umbi ha
scavalcato Totò Riolo e Stefano Albertini,
quarto senza colpo ferire davanti a Filippo
Vara, ha rispettato la consegna di evitare
ogni minimo rischio per portare a casa quei
punti che consolidano il primato della Peu-
geot nel campionato costruttori.
Folgorati
sulla via
di Roccella
Tanta gente alla partenza, tanta sulle
prove, tanta all’arrivo. Normale in una
terra dove la passione per i motori è
più forte di tutto. Ma tanta anche nel
parco assistenza e questo, nel
desolato panorama italiano, è assai
meno normale. Merito, non ci piove,
della scelta di piazzarlo nella cittadina
e non in una qualche landa desolata. I
federali gongolano: si lodano per il
successo di quello che chiamano un
esperimento e fanno la ruota. Come se
l’idea di portare furgoni e motor-home
fra la gente fosse nuova. Come se non
fossero stati loro a spingere per
allontanare il circo dai centri abitati. E
mica tanto tempo fa, giusto ieri l’altro.
Quando l’interlocutore privilegiato del
mercante con posto stabile nel tempio
era il responsabile della squadra
italiana della Subaru…
Sopra, Albertini
e, a destra,
Riolo,
come sembre
bravissimo sulle
strade di casa