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Registrazione al tribunale Civile di Bologna
con il numero 4/06 del 30/04/2003
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Redaz i one :
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18 maggio 1942 n.1369
L’editoriale
LASCIATE
IN PACE
IL SOLDATO
KUBICA
Stefano Semeraro
Robert Kubica esce di strada alMonte-Carlo e la rete si scatena.
Quella cartacea e quella virtuale. In un intreccio fatto di preoc-
cupazione umanissima e condivisibile - Robert è campione
amato e molto sfortunato, è comprensibile trepidare per lui - e
dimoralismi decisamentemeno giustificati e giustificabili. L’ex
driver dellaRenault l’anno scorsoha conquistato ilWRC2, gua-
dagnandosi l’ammirazione di tutti, fan e colleghi; quest’anno
ha vinto lo Janner Rally con prestazioni da fenomeno e anche
al Monte, prima di uscire di pista, ha incantato con le sue pre-
stazioni velocistiche. «C’eraunsaccodi neve, hodovutoguidare
con grande attenzione perché l’anno scorso avevo distrutto la
macchina inqueste condizioni», hadettoLatvaladopo laprima
prova speciale. E il campione Ogier a rincarare la dose: «Con-
dizioni folli con le slick, alla prima curva ho accarezzato un
muro». Una prova nella quale Kubica ha ottenuto il miglior
tempo. Eppure, nei rally bucano, sbattono, si ribaltano tutti,
primaopoi - ancheRaikkonendurante lasuaparentesi da “fuo-
ri pista” - ma sembra che solo Kubica faccia notizia. Il mecca-
nismo è noto, il “giornalese” funziona così, ed è sicuramente
ingenuo lamentarsene. Un po’ come nel calcio, dove più che i
gol e le parate fanno notizie le bizze di Balotelli o le sviste arbi-
trali. I rally poi, sono un disciplina splendida, ma purtroppo
ormai “di nicchia” - almeno fino a quandononarriveràun cam-
pione italiano, e allora diventeremo tutti espertissimi co-piloti.
E' dunque quasi inevitabile che venga presa in considerazione
dai media “che contano” solo quando si tratta di descrivere tra-
gedie e sventure, o di agitare il drappo della “pericolosità” invo-
candone l’abolizione. Ecco, su quel “quasi” ci possiamo muo-
vere noi che delle corse abbiamo un’altra idea, più romantica e
forsepiùcinica, più innamorata epiù realistica insieme. Le gare
sono pericolose, e i piloti lo sanno. Specie quelli bravi come
Kubica, o come Raikkonen, che infatti di una frase semplice e
un po’ brusca ha fatto il suo slogan: «Lasciatemi in pace, so
quello che faccio». Diamogli retta. Lasciamo in pace - senza
smettere di tifare e trepidare per lui - anche il soldato Kubica.
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