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Carlo Baffi
Monza, 9 settembre 1973. Il direttore di gara
ha da poco calato la bandiera a scacchi sul 44°
GP d’Italia che ha laureato lo scozzese Jackie
Stewart campione del mondo per la terza vol-
ta.UnacorsavintadallosvedeseRonniePeter-
son davanti al brasiliano Emerson Fittipaldi,
anch’egli al volantedi unaLotus. Eppure,mal-
grado questa trionfale doppietta, nel team di
Colin Chapman si respira un’aria pesante:
anzi, la tensione si taglia con la lama di un col-
tello. Lavittoriadi Peterson, con la conseguen-
te incoronazione di Stewart, è l’ultimo episo-
dio di una guerra interna alla scuderia inglese,
scatenatasi nel corsodella stagione.Una situa-
zione al limite del paradosso, che ha finito per
danneggiareun teampartitocoi favori del pro-
nostico. Forte del titolo vinto l’anno prima,
proprio con Fittipaldi, Chapman ingaggia
Peterson, fresco di un dignitoso campionato
con la STP March. Con due piloti competitivi,
appare chiaro che il boss inglese punti anche
al mondiale costruttori, economicamente
molto importante. La72D, progettatadaMau-
rice Philippe e dal genio di Chapman, spinta
dal motore Ford-Cosworth, domina le scene
sin da subito. Nei primi sei Gran Premi, Fitti-
paldi centra tre vittorie e altrettanti podi. La
risposta di Stewart, al volante della Tyrrell-
Ford (005 prima e 006 poi), però non gli è da
meno: nei sei round iniziali, vince tre volte e in
altri due sale sul podio. Ma a partire dal GP di
Svezia, il brasiliano della Lotus inizia un’in-
spiegabile parabola discendente, conquistan-
do un solo punto in sei Gran Premi. Questo, a
differenza del suo compagno di scuderia, che
conquista addirittura la sua prima affermazio-
ne in carriera, nel GP di Francia a Le Castellet.
FITTIPALDI NON FIRMA
E CHAPMAN…
Per il “Rato”, soprannome riservato in Brasile
aFittipaldi, si tratta solodi sfortuna, o c’èqual-
cosa d’altro? Una domanda che andrebbe
rivolta a Chapman, che secondo radio-box,
non ha gradito il continuo prendere tempo di
Fittipaldi (si dice corteggiato dalla Marlboro,
title sponsor della McLaren) in merito al rin-
novo del contratto. Peterson invece, firmando
subito, entra nelle grazie del patron britanni-
co, che inizia a favorirlo riservandogli una
monoposto più a punto rispetto a quella del
compagno. A Stewart non pare vero e nel giro
dipochiGranPremi,scavalcaFittipaldiinclas-
sifica, mentre Peterson è troppo distante per
puntare al titolo. Così quando il Circus fa tap-
pa in Italia, l’unico pilota che può ancora insi-
diare Stewart è il “Rato”, tenuto in corsa solo
dallamatematica. Con 24 punti da recuperare
a tre gare dalla fine, è ovvio che per lui l’impe-
rativo sia quello di vincere a Monza, per cui si
aspetta un aiuto da parte del team. Le qualifi-
che, guarda caso, sono dominate dalla Lotus
di Peterson (qualcuno sostiene grazie a gom-
me particolarimesse adisposizione dallaGoo-
dyear) mentre Fittipaldi deve accontentarsi
del quarto tempo. A Stewart però va anche
peggio: è solo sesto. Così prima del via, Chap-
man indice una riunione coi suoi dirvers, rac-
comandandosi di evitare pericolose lotte inte-
stine che potrebbero compromettere la corsa.
QualoraPeterson si trovasse al comando e Fit-
tipaldi secondo, a 15 giri dalla fine, dal muret-
to sarà esposto un cartello per far invertire le
posizioni. Un ordine di scuderia che farebbe il
gioco di Emerson.
Quando scatta la corsa, la Lotus nera e oro di
Peterson vola in testa, seguita a ruota da quel-
la del suo compagno. Stewart li insegue in
quarta piazza, alle prese con i capricci dell’ac-
censione, nonostante gli sia stato sostituito il
motore in extremis. Un Gran Premio, quello
dello scozzese, che si fa ancora più in salita,
quando una foratura lo costringe a riparare ai
box. Al rientro in pista il campione della Tyr-
rell è ventesimo. Ma in lui scatta la reazione
d’orgoglio, quella che contraddistingue i fuo-
riclasse ed ecco allora che si lancia all’attacco.
La sua vettura blu, numero 5 divora l’asfalto e
a poco a poco scala ben sedici posizioni, salen-
do in quarta piazza. Davanti prosegue la mar-
cia trionfale delle Lotus, con le posizioni inva-
riate. Fittipaldi procede tranquillo aspettando
fiducioso la segnalazione promessa da Chap-
man. Però, quando a meno di 15 tornate dal
termine, non spunta alcun cartello, il “Rato”
intuisce l’inganno e allora rompe gli indugi e
attacca. Peterson però, è molto abile ad argi-
nare gli assalti. I due bolidi neri rischiano più
volte il contatto, ma alla fine, lo svedese la
spunta in volata, firmando il suo terzo dei
quattro trionfi in quella stagione. Fittipaldi è
secondo, Stewart è quarto; e grazie ai 3 punti-
cini arpionati, può festeggiare la corona irida-
ta. Sceso dalla vettura e congedati i giornalisti
con risposte molto diplomatiche, della serie:”
La mia Lotus era un po’sovrasterzante e que-
sto mi ha impedito di superare Peterson”, il
brasiliano chiede notizie sul “famoso” cartello
a Chapman, che con humour britannico,
risponde di essersene dimenticato. Si raccon-
terà poi, che alla stampa, il patron della Lotus
avrebbe dichiarato:”Era inutile, avrei esposto
il cartello, soltanto se Stewart si fosse ritirato.”
Risposte che gettanoulteriore benzina sul fuo-
co.
FITTIPALDI SCAPPA
ALLA MCLAREN
Uscito furente dal box Lotus, Fittipaldi si fion-
da in casa McLaren annunciando a Teddy
Mayer, il patron del team inglese, di accettare
le proposte ricevute per la stagione successiva.
Un divorzio lampo, che allarma la JohnPalyer
Special, il famoso tabaccaiomain sponsor del-
la Lotus, il quale non intende lasciarsi scappa-
re il fuoriclasse paulista. Chapman deve allora
ricucire uno strappo che potrebbe causargli
grossi problemi col suo principale finanziato-
re. Ma come fare? Chiama subitoMaria Hele-
na, moglie di Fittipaldi, offrendole la propria
carta di credito rilasciatagli dai lussuosi
magazzini Harrod’s di Londra:”Vai là e com-
prati tutto quello che vuoi – dice il boss Lotus
– e convinci Emerson a restare!” La mega
offertaperò,cadenelvuotoenel1974,il“Rato”
sarà al volante della McLaren, che gli regalerà
il suo secondo mondiale. Ma tornando alle
vicende di casa Lotus, è lecito chiedersi: la
decisione di Chapman era solo frutto di una
mera ripicca? Forse no. Qualcuno sostiene
infatti che all’origine della politica del mana-
ger inglese, ci sarebbe stato un motivo econo-
micobenpiùplausibile.Lariconquistadeltito-
lo da parte di Fittipaldi, avrebbe fatto innalza-
re le quotazioni del brasiliano, che di conse-
guenza avrebbe preteso un ingaggio più eleva-
to dalla Lotus. Per contro, favorendo Peterson
da metà stagione in poi, Chapman si sarebbe
assicurato ulteriori punti, fondamentali per la
vittoria del mondiale costruttori. Un titolo
sicuramentemenoblasonatodi quelloriserva-
toai piloti,mapiùvantaggiosoper le cassedel-
la scuderia. A fine stagione Jackie Stewart,
appagatodagli allori conquistati, lascerà il Cir-
cus. Purtroppo il suo addio, avverrà nel modo
più triste, segnatodalla scomparsa del compa-
gno e amico François Cevert, perito nel corso
delle prove ufficiali del GP degli Stati Uniti a
Watkins Glen, ultimo appuntamento in calen-
dario. Profondamente colpito dal lutto, il neo
campione scozzese non prenderà parte alla
corsa, che per lui sarebbe stata la numero 100.
L’epilogo del mondiale 1973 ha un clamoroso retroscena. Chapman, gran capo della Lotus,
anziché favorire Fittipaldi nel recupero su Stewart nella classifica iridata, permette a Peterson,
fuori dai giochi mondiali, di vincere la gara di Monza nonostante il brasiliano fosse alle sue spalle,
consegnando il titolo allo scozzese. Scopriamo perché non vi fu gioco di squadra
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