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Registrazione al tribunale Civile di Bologna
con il numero 4/06 del 30/04/2003
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18 maggio 1942 n.1369
L’editoriale
LO SHOW C'È
E SI VEDE
Stefano Semeraro
Gli ascolti calano, ma lo spettacolo c'è. La contraddizione
della F.1, almeno da giudicare dall'ultimo GP, è questa. Il
dominio Mercedes sicuramente sta togliendo suspence al
campionato e la deludentissima stagione Ferrari influisce
sull'audience italiana, ma di certo ad Hockenheim non è
mancato lo show. Quello involontario e pericoloso, vedi la
carambola di Massa, ormai passato da Calimero a stunt-
man, l'incendio sulla Toro Rosso di Kvyiat, o il testacoda
di Sutil con l'ansia per quella vettura piazzata in mezzo alla
pista. Ma soprattutto quello fornito dai i piloti. Che, Hamil-
ton in testa, hanno dimostrato che in una F.1 ormai quasi
schiava dell'elettronica e di regolamenti incerti e troppo
variabili, talento e coraggio qualcosa ancora valgono.
Lewis è stato la star di un pomeriggio pieno di sorpassi e
di duelli, la sua rimonta è stata entusiasmante, ma Vettel,
Alonso, Ricciardo non si sono certo tirati indietro, come
del resto era già avvenuto a Silverstone. I volanti di F.1 sono
diventati più delle consolle elettroniche che i terminali del-
lo sterzo, e spesso il caos dei suggerimenti radio e delle
indicazioni sui settaggi da cambiare sconfina nel grottesco.
Il fattore umano, nonostante tutto, resiste. Anche alla geo-
metria delicata delle bandelle, delle paratie, dei deviatori
di flusso che saltano come birilli ad ogni contatto robusto,
ma evidentemente contano il giusto se alla fine Hamilton,
con il muso ammaccato peggio di quello di un pugile, è riu-
scito a cavare dalla sua Mercedes più di un sorpasso magi-
co. Se c'è qualcosa che può salvare la F.1 dal declino a cui
rischiano di condannarla le indecisioni dei suoi dirigenti,
be', quel qualcosa sono i piloti. Gli sportivi che non voglio-
no diventare ragionieri. Gli uomini che rifiutano di trasfor-
marsi in macchine.
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