15
Stefano Semeraro
Ancora una Red Bull a due marce e due
facce. Quella sorridente, da cowboy
australiano con tanto di favoriti “old
fashion” di Daniel Ricciardo, il terzo
incomodo (ma non troppo scomodo)
del Mondiale. E quella incupita di
Sebastian Vettel, che ad Austin ha lot-
tato molto, sputando sangue, ma che
già alla vigilia per via della partenza
dalla pit-lane sapeva che per lui sareb-
be stata una maledetta domenica. E lo
è stata, anche se alla fine il settimo
posto la dice lunga sulla voglia di lotta-
re rimasta al tetra-campeon alla fine di
una stagione davvero difficile. Anche
ieri si sono visti lampi di classe, duelli
all'ultima staccata, insomma il Vettel
più convincente: soprattutto per come
ha saputo reagire a condizioni per nul-
la semplici.
Per lui la gara è iniziata in maniera biz-
zarra, con quei due pit stop ravvicina-
tissimi dietro la safety car che hanno
lasciato perplessi un po' tutti. Poi c'è
stato quel maledetto stint, in cui la sua
Red Bull sembrava proprio non anda-
re, con il doppio sorpasso incassato al
27° giro da Vergne e Grosjean. Infine il
riscatto nel finale, di nuovo dopo una
sosta che ormai, al 45° giro, sembrava
inutile, anzi dannosa, perché metteva a
rischio la settima piazza faticosamente
conquistata. Ma sulle soft negli ultimi
giri Sebastian ha davvero volato, ripas-
sando Kvyat, Grosjean, Button, Maldo-
nado, Vergne, Magnussen e Raikkonen
e finendo quasi negli scarichi di Alon-
so, con il quale aveva battagliato a lun-
go in precedenza. «Quel primo stint è
stato una barzelletta – ha ammesso Seb
– Poi a un certo punto è come se qual-
cuno avesse girato un interruttore, tut-
to è tornato a funzionare. Alla fine
abbiamo deciso di puntare comunque
su gomme fresche e questo ci ha avvan-
taggiato sugli altri che faticavano con
quelle più consumate. Il basso carico
mi è stato utile per sorpassare, ma mi
ha anche reso più difficile stare incol-
lato ai miei rivali». Chris Horner ha
reso omaggio al suo driver, «che ha gui-
dato in maniera fantastica alla fine.
All'inizio ha avuto problemi con il ven-
to e con il traffico. Non riusciva ad ave-
re aria fresca all'anteriore e la perfor-
mance della macchina ne ha sofferto,
appena ha cambiato le gomme il bilan-
ciamento è tornato a posto. Perché quei
due pit stop così ravvicinati all'inizio?
Non volevamo più montare le soft, e
puntavamo a finire le gare con il secon-
do treno, e dietro la safety car Sebastian
non ha perso tempo. Daniel invece è
stato bravo a recuperare dopo una
brutta partenza, e grazie ad un ottimo
lavoro del muretto e di box siamo riu-
sciti a stare davanti alle due Williams.
Insomma, un ottimo gioco di squa-
dra».
Di cui ha beneficato soprattutto Ric-
ciardo, alla fine estatico in mezzo alle
bionde hostess texane sulla strada del
podio. «Alla Red Bull siamo famosi per
i pit stop, e oggi si è visto perché – ha
detto l'australiano – La partenza è sta-
ta pessima, so che devo farci qualcosa,
poi però ho recuperato bene. Ho fatto
un nel soprasso su Magnussen alla pri-
ma curva, poi su Alonso alla riparten-
za. Nonmi sono annoiato ed è stato bel-
lo vedere nella prima parte della gara
che le McLaren non erano così distan-
ti. Poi la strategia mi ha aiutato, devo
dire grazie alla squadra. Eorami taglie-
rò questa brutta barba, anche se un po'
mi dispiace». Davvero un piccolo capo-
lavoro quello messo in piedi dagli
uomini in blu e da Daniel per superare
le Williams. Dopo la prima sosta, al 15°
giro, Ricciardo ha montato le medium
e ha passato Bottas all'uscita dalla pit-
lane, al 32° è stato il turno di Massa,
che ci ha messo del suo non riuscendo
a sfruttare le soft. A una quindicina di
giri dalla fine Ricciardo si è trovato
appena a 3 secondi emezzo dal duo del-
la Mercedes, e forse ha anche pensato
al colpaccio, ma alle Frecce d'argento è
bastato un tocco sull'acceleratore per
fare come Beep-beep e scomparire
all'orizzonte. Daniel a quel punto ha
dovuto solo gestire il ritorno rabbioso
ma inutile delle Williams per acchiap-
pare l'ottavo podio stagionale, che lo
consolida al terzo posto dopoHamilton
e Rosberg. Dietro quel sorriso da bra-
vo ragazzo c'è tanta roba. Come dice
Horner, «Ricciardo ormai è un nume-
ro 1». Ma non ditelo a Vettel.