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FORMULA 1

GP STATI UNITI

Stefano Semeraro

Alonso ormai parla come un manager.

Di se stesso, soprattutto. Che in attesa

di liberare la scrivania pensa a come

incassare gli ultimi dividendi di popola-

rità in casa Ferrari studiando i bilanci, i

grafici di entrare e uscite. I flussi di cas-

sa. Il suo sesto posto ad Austin, «il

miglior risultato possibile» viste le cir-

costanze e la storia del campionato, è

servito se non altro a raccogliere punti

– mentre Raikkonen, ormai oltre ogni

delusione, ha veleggiato nelle retrovie in

balia di se stesso e di una macchina che

non è mai riuscito a capire. E i punti in

F.1 significano soldi. «Sono contento di

di aver contribuito a mantenere viva la

Ferrari nella lotta per il quarto posto nel

Mondiale costruttori – ha spiegato

l'analista di mercato Fernando – visto

che anche la McLaren ora inizia ad esse-

re un problema. Sono partito bene, e la

strategia è stata la migliore possibile, il

primo pit-stop è arrivato al momento

giusto mentre abbiamo cercato di allun-

gare lo stint con le gomme soft per

migliorare la velocità. Ma soprattutto

abbiamo cercato di gestire la posizione.

I primi 5 erano più veloci di noi, non

potevo attaccare, così ho badato a tene-

re dietro gli altri, soprattutto le McLa-

ren. Ci sono riuscito e i punti guadagna-

ti valgono parecchi milioni per la Ferra-

ri. Certo alla fine siamo arrivati oltre un

minuto dopo i primi, bisogna essere rea-

listi». Come a dire: Ferrari, accontenta-

ti di quello che ti sto dando. Che non è

poco. Difficile dargli torto. Anche se

ormai più che ai destini della Rossa

Nando dà l'idea di curarsi dei propri

interessi. Con la McLaren ha già firma-

to, o forse no, ad Abu Dhabi arriverà

probabilmente l'annuncio anche se al

momento pare che l'operazione di svin-

colo da Maranello sia più complessa del

previsto. Hamilton ha detto che Alonso

ha messo gli occhi sulla Mercedes, ma

l'inglese non ha certo voglia di mollare

l'unica monoposto vincente del Circus,

e quindi alla fine il matrimonio fra Alon-

so e McLaren si farà, anche se Alonso

guarda già oltre, all'ultimo orizzonte

della sua carriera. «A Fernando manca-

no sei anni ad alto livello», ha detto il

vecchio Emerson Fittipaldi, e non ha

tutti i torti. Magari sono 5, ma quello che

fa male è che comunque sono quelli che

lo spagnolo ha passato a Maranello. Se

non nel 2015, nel 2016 Alonso vuole

essere certo di sedersi sul meglio che c'è

in circolazione.

Anche in Texas Marco Mattiacci ha con-

tinuato a far girare il disco montato da

quando è arrivato nel paddock: «Abbia-

mo imparato molto in pista.... Fernan-

do ha fatto il massimo... Kimi ha avuto

delle difficoltà...». E del resto non può

fare molto di più. Ad Austin Raikkonen

ha sperimentato alcune novità destina-

te alla prossima vettura, per ora deno-

minata “progetto 666” (il numero del-

l'Anticristo, sarà un caso?) – una nuova

sospensione posteriore, una nuova ala –

e speriamo che con la sua F14T versio-

ne laboratorio abbia accumulato dati

importanti per il futuro. Perché il pre-

sente è monotonamente triste. «E' sta-

to un weekend difficile – ha detto Kimi

– anche in gara non sono riuscito a dare

il meglio, dopo il primo stop, quando

abbiamo montato le gomme medie il

degrado è aumentato più del previsto e

ho cominciato ad avere problemi all'an-

teriore, così abbiamo dovuto anticipare

la sosta per montare le soft. Non è faci-

le, ma non molleremo fino all'ultima

gara». Ma se è stato anche bello e diver-

tente, e appassionante, vedere Alonso

battagliare con Vettel in un duello fatto

di talento e orgoglio fra il presente ormai

consumato e il futuro ancora incognito

della Ferrari, vedere Raikkonen “sverni-

ciato” anche dal pivellino Kvyat e dop-

piato, ha trasmesso davvero tanta

malinconia. Tanto che qualcuno inizia a

chiedersi se sia davvero il caso di non

pensare a qualche alternativa per l'anno

prossimo al posto del finlandese.