L’editoriale
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di Massimo Costa
IN 15 AL VIA
GRAZIE ALLA FIA
Quindici monoposto al via di un Gran Premio di F.1. Minimo storico inaccettabile.
Ma non è altro che il risultato della politica cieca e controsenso della FIA e del
suo Presidente. La ricerca del motore ibrido (pur avallata dai team che amano farsi
del male), l’impennata folle dei budget, una tecnologia folle, complicatissima, che
non ha un perché nell’applicazione ad una monoposto di F.1. Una tecnologia che
lascia a piedi monoposto di grande nome (Red Bull e McLaren Honda) prima della
partenza, che lascia sui cavalletti per tre giorni quelle della piccola Manor con i suoi
pur bravi tecnici che non sanno raccapezzarsi. Ma andiamo per ordine. L'errore ca-
pitale della F.1 è stato quello di concedere troppo ai grandi costruttori in quella
fase, anni 2000, in cui sembrava volessero dominare la scena. Si finì per applau-
dire il nuovo corso, soprassedendo, voltandosi dall’altra parte, davanti al selvag-
gio aumento dei costi. Non pensando così, che si sarebbero portati alla rovina i
team medi e piccoli, come Jordan per esempio, che nella F.1 ancora accessibile
stava per compiere quei passi che portarono squadre come McLaren o Williams
al vertice. I grandi costruttori, però, rispondono a logiche più di marketing che
sportive, e se non arrivano le vittorie, mollano tutto. Come è accaduto, ciclica-
mente, nell'Endurance. Quando BMW, Renault, Toyota hanno preso il biglietto di
uscita dal paddock F.1, i costi sono rimasti altissimi, impossibili, e le macerie sono
apparse in maniera vistosa. Cosicché, per Sauber e gli altri piccoli team che tanno
hanno fatto per la F.1, è divenuto impossibile sopravvivere. E lo ha detto bene in
una intervista ad Autosprint qualche numero fa Zack Brown, esperto nella ricerca
degli sponsor. Oggi un marchio non riesce più a sostenere i costi di un team in F.1,
come accadeva fino a 20 anni fa. Se dunque, gli sponsor non ce la fanno da soli,
come può sopravvivere una squadra “normale”? E chi mai si imbarcherà nella av-
ventura F.1 con una propria struttura con queste premesse? Quando l’ex presi-
dente FIA Max Mosley parlava di basso budget uguale per tutti aveva
assolutamente ragione, ma venne deriso da tanti... Poi è arrivato Jean Todt e quel-
l’idea di inseguire l’auto del futuro, il verde, i motori ibridi, che hanno portato i
costi ancora più lontano dalla realtà. Todt era convinto di riportare in F.1 i costrut-
tori perduti, ma soltanto la Honda ha risposto presente. Un fallimento, perché
così facendo ha ammazzato Marussia e Caterham, mandato ancora più in crisi
Lotus, Force India e Sauber. Anziché pensare a come far arrivare in F.1 i piccoli
team che un giorno possono diventare grandi, per esempio squadre ora in GP2 o
World Series Renault, si è operato esattamente nella maniera opposta. Col risul-
tato di avere pochissime macchine in griglia di partenza, pochissimi posti dispo-
nibili per i giovani piloti che arrivano dalle categorie inferiori. Un imbuto pronto
ad esplodere. Con la FIA attuale e le sue idee rivoluzionarie, non avremmo mai
avuto una Benetton, una Williams, una Lotus, una Jordan, una Brabham, insomma,
la storia della F.1.