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24 ORE LE MANS
Porsche
Marco Cortesi
Qual è stato il segreto della Porsche? Nessuno. O meglio, non
c'è stata una vera "formula magica". Si può invece parlare del-
l'enorme serietà e metodicità nell'approccio mostrata da mol-
teplici punti di vista. Per alcuni versi, la stessa cosa che aveva
costruito negli anni il dominio dell'Audi. Sia dal punto di vista
tecnico, sia da quello umano. La scelta tecnologica è stata
quella che alla fine si è rivelata vincente. Nonostante le compli-
cazioni dovute al doppio sistema di recupero energetico in stile
F.1, dal turbocompressore e dai freni anteriori, la soluzione di
un piccolo motore turbo due litri a quattro cilindri, tra l'altro in
linea con le tendenze generali del mercato, si è dimostrata per-
formante e affidabile. Tanto che in Toyota non si è fatto mi-
stero di perseguire una soluzione simile nel 2016. La dote
migliore in termini di realizzazione della vettura è stata quella
di sapere bilanciare al meglio l'aggressività del pacchetto con
le necessarie preoccupazioni sul consumo (anche delle gomme)
e sulla durata. Insieme alla pianificazione pura, a Weissach si è
poi passati alla pratica andando alla caccia di alcuni tra i mi-
gliori professionisti a disposizione, creando un gruppo giovane
e altamente competente, che è stato integrato con la struttura
di Olaf Manthey, forse quella che si prestava meglio allo scopo.
Infine, ultimo ma assolutamente non meno importante, il com-
parto piloti. In Porsche si sono sapute integrare diverse anime:
da una parte le stelle in arrivo dalla Formula 1, dall'altra i nomi
di grandissima esperienza - anche in Porsche - nel mondo del-
l'endurance. Infine, i giovani appositamente "coltivati" tramite
il programma junior. Perché se è vero che Nico Hulkenberg è
stato eccellente come dalle attese sin dal pronti-via, al suo
fianco ha avuto due rookie che, pur se con meno esperienza,
hanno avuto altrettanto merito nel conquistare il successo.
Nessun miracolo
Quello della Porsche è stato un lavoro "alla tedesca". Nessun miracolo,
nessuna scorciatoia, ma una dedizione assoluta ed un impegno continuo
su ogni aspetto. Dalla tecnica all'organizzazione, fino ai piloti
Nick Tandy ed Earl Bamber sono arrivati entrambi dalla scuola
della Cup dopo che avevano visto le loro carriere a ruote sco-
perte svanire. Il primo, gradino dopo gradino, ha saputo sca-
lare tutti gli ostacoli, mentre il secondo è stato davvero
esplosivo. Dopo aver vinto la Carrera Cup Asia e la Scholarship
Porsche nel 2013, è passato in pochi mesi dalla Supercup alla
991 GTE ufficiale, e poi, già nell'inverno, alla 919 Hybrid, la-
sciando stupefatti tutti per la semplicità con cui ha saputo adat-
tarsi e offrire prestazioni eccezionali.