L’editoriale
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di Stefano Semeraro
DAL ROSA AL ROSSO
LA LEZIONE DELLE RAGAZZE
Una volta ho chiesto a Flavia Pennetta se avrebbe preferito una cena
con George Clooney o un giro in moto con Valentino Rossi, e Flavia,
come al solito, non ha esitato a rispondere: «la moto». Negli ultimi
giorni Flavia e Roberta Vinci hanno lasciato il mondo dello sport, spe-
cie quello italiano, con il fiato sospeso, realizzando una impresa di
cui nessuno le credeva capaci. Nemmeno loro, forse, anche se sotto
sotto hanno sempre pensato di avere la stoffa giusta, quella delle
campionesse. L'esempio della loro carriera, iniziata in un campetto in
terra rossa fra Brindisi e Taranto e sbarcata sul grande palcoscenico
di New York, dove hanno sbancato il torneo facendo le scarpe a tutte
le favorite, Serena Williams compresa, è evidentemente un esempio
di come va inteso lo sport. Mai arrendersi, lottare sempre, anche
quando sembra che l'avversario sia troppo forte. Fra l'altro è come
se in questi giorni, fra tennis, basket, motomondiale, ciclismo – la
Vuelta vinta da Aru – e tante altre discipline lo sport italiano fosse ri-
nato, dopo un lungo periodo di torpore. Ora è il turno della Ferrari,
che si sta battendo contro l'equivalente di una Serena Williams: non
nera ma argentata, tedesca invece che americana. Apparentemente
imbattibile, ma in realtà sfidabile come tutto. Come chiunque. Come
Flavia e Roberta ci hanno insegnato. Se poi qualche pilota italiano
avesse voglia di dimostrare che in Italia i talenti ci sono, e che pos-
sono imporsi a forza di risultati e di talento, la strada da seguire è
semplice. Non lamentarsi, non trovare scuse, ma insistere, anche
quando la battaglia sembra dura, quasi persa. La Pennetta e la Vinci
vengono dal sud, ma hanno saputo emigrare, sacrificarsi, tenere duro
anche quando nessuno più credeva in loro. Acceleriamo, Italia.