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GP SINGAPORE

McLaren

Stefano Semeraro

Chi aveva scommesso che fra i due, dopo l'odio del passato,

non sarebbe mai stato amore, adesso gongola. «Sembra un

motore da GP2», dice Alonso, che per demolire la power

unit Honda sceglie il momento e il luogo – Suzuka durante

il GP del Giappone nella tana del costruttore – perfetto per

far scattare le ire del motorista e del team. «Il suo com-

mento è una mancanza di professionalità», risponde Ron

Dennis, che ora dovrà tenere a bada la bile degli orgoglio-

sissimi partner nipponici. Per qualcuno, quello di Alonso è

stato commento piazzato ad arte proprio per cercare una

via di fuga brutale ma rapida – il licenziamento – dal guaio

in cui si è cacciato approdando alla McLaren. «No, io credo

nel progetto Honda», ribatte l'asturiano. «Ma è frustrante

vedere gli altri piloti che sbagliano, sorpassarli in curva e

poi vedere che ti ripassano sul rettilineo». E poi precisa su

Twitter: «Le comunicazioni radio non dovrebbero essere

rese pubbliche». E Ron Dennis nel gioco delle parti si trova

costretto a chiarire: «Non scuso il suo comportamento, ma

Alonso resterà con noi. Le sue parole non sono un attacco

alla Honda, che dal primo all'ultimo uomo è concentrata sul

progetto, ma è frutto della frustrazione. Magari non è un

modo particolarmente costruttivo di esprimerla, e i provve-

dimenti che prenderò resteranno una faccenda all'interno

del team. Però, dobbiamo soffrire, è il prezzo del migliora-

mento che serve per ottenere un motore competitivo, su-

pereremo questo momento. La McLaren non si è

dimenticata come si fa a vincere, e lo dimostreremo».

Alonso non è certo nuovo come produttore di fuoco amico,

alla Ferrari il famoso caso del “siete proprio dei scemi”, segnò

l'inizio di una serie di critiche culminate con il desiderio,

espresso a mezzo tv, di ricevere come regalo di compleanno

una macchina diversa, magari una Red Bull. Come è andata a

finire lo sanno tutti, e ora magari quel vecchio desiderio po-

trebbe essere realizzato. Con l'arrivo dei motori Ferrari nella

scuderia di Herr Mateschitz Fernando potrebbe esibirsi nell'en-

nesimo cambia di casacca, anche se di mezzo stavolta ci sa-

rebbe la penale da pagare per il mancato rispetto di un

faraonico contratto (30 milioni di euro). Al di là delle giustifica-

zioni di rito e delle correzioni di tiro via social network, è diffi-

cile che uno come Alonso, affamato di riscatto, accetti senza

battere ciglio di rimandare il giorno della riscossa a data da de-

stinarsi. E visto come la Honda brancola nel buio, non è facile

prevedere una McLaren di nuovo ruggente a tempi brevi. «Nel

2016 potrei anche non restare in F.1», pare abbia sibilato dopo

il GP, alla faccia della fiducia nella rincorsa (disperata?) della

Honda. Magari, questione economica a parte, potrebbe essere

l'occasione giusta per appagare un altro desiderio mai nasco-

sto: quello di correre a Le Mans.

Da sinistra: Yasuhisa Arai, Honda Motorsport, Jenson Button,

Takahiro Hachigo, presidente di Honda Racing e Ron Dennis.

Il pilota britannico è stato confermato da Dennis anche per il prossimo anno,

farà ancora coppia con lo spagnolo?