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Stefano Semeraro

Ha perso di nuovo, contro lo stesso avversario, il suo compagno di squadra - e ha

perso sbagliando. Mangiandosi una gara già vinta, sfarinandosi mentalmente da-

vanti agli occhi di mezzo mondo dopo aver permesso ad Hamilton di maltrattarlo

in partenza. «Lewis è stato troppo aggressivo, oggi. E' andato oltre, così non va

bene». Lo hanno riconosciuto tutti, da Lauda a Toto Wolff («anche Lewis lo ha ri-

conosciuto, e si è scusato»), il problema è che poi il boss della Mercedes F.1 ha ag-

giunto: «ma ora non è il momento di criticare Hamilton, è il campione del mondo

e lo è meritatamente». Il vincitore si prende tutto, funziona così.

E così lo sguardo fisso e pieno di lacrime di Rosberg sul podio – uno sguardo da

sportivo distrutto - il suo rifiuto di ricambiare gli spruzzi di champagne, persino

quel cappellino lanciato con stizza verso il compagno nella saletta dei trofei di-

ventano prove schiaccianti della manifesta, conclamata inferiorità di Nico Rosberg.

Una volta poteva essere un caso, la seconda equivale ad una condanna. Visto che

corre anche lui con la Mercedes l'anno prossimo Rosberg ha la teorica possibilità

di prendersi la rivincita, di uscire dal ruolo di eterno sconfitto, di amico fragile de-

stinato a mangiare la polvere, ma la verità è che la gara di Austin ha chiuso il conto.

Se c'è mai stata una sfida vera Hamilton ormai l'ha vinta, 2-0, ora si passerà ad

altro. E anche se Rosberg ha ragione ad essere avvelenato per quella mossa in

partenza di Hamilton, sa benissimo che la colpa vera è tutta sua. «E' stato un mio

errore che mi è costato la gara, è capitato in un momento difficile e in maniera così

strana, non mi era mai successo prima, mi sono girato da solo. Forse le gomme

erano un po' fredde, ma non voglio cercare scuse, non sto dicendo che la macchina

ha avuto un problema. La colpa è mia me la prendo, e faccio anche i complimenti

a Hamilton, ha vinto meritatamente perché ha guidato bene per tutta la stagione».

E' una sconfitta durissima da accettare, molto più dura di quella dello scorso anno.

Ma se Rosberg vuole ripartire, e togliersi di dosso la cappa di amarezza che que-

st'annata gli ha lasciato, dovrà riuscire a farsene una ragione, e ripartire non cer-

cando una rivincita – che ormai è quasi impossibile – ma il senso di una nuova sfida.

Ricominciare a correre per se stesso, non contro il fantasma di Lewis Hamilton.

In poche ore Nico Rosberg è passato

dalla gioia per la pole position

arrivata la domenica mattina

alla tristezza per un podio che

lo ha definitivamente allontanato

da ogni speranza per il titolo

La sconfitta di quest'anno è ancora più amara di

quella dell'anno scorso, e Rosberg sa benissimo

che, a parte le polemiche sulla partenza, la colpa

stavolta è tutta sua, e i meriti tutti di Hamilton.

Riuscirà a rialzarsi, dopo un uno-due così terribile?