46
MONDIALE RALLY
Catalunya - Costa Daurada
Marco Minghetti
“Andrà meglio la prossima volta. Almeno
così spero...”. Con queste poche parole,
Andreas Mikkelsen aveva commentato la
vittoria gettata al vento in Svezia quando, a
meno di cinque chilometri dalla fine dell’ul-
tima piesse, un suo errore aveva di fatto re-
galato il successo a Sébastien Ogier.
Otto mesi e mezzo dopo la storia si è ripe-
tuta, ma a parti invertite. Il giovane ragazzo
di bottega, terzo uomo dello squadrone
Volkswagen e terzo nel mondiale, in Spagna
sta lottando alla pari con Jari-Matti Latvala
per il secondo posto. Lontano cinquanta se-
condi sua maestà Ogier, i due si ritrovano
nell’ultima piesse della gara separati da ap-
pena un secondo e quattro, con il norve-
gese che vuole dare il tutto per tutto per
rimanere davanti al compagno-rivale, per di-
mostrare a tutti di essere ormai pronto a
giocarsela al massimo livello.
E sui dodicimila e dieci metri d’asfalto della
Power Stage che chiude il rally di Catalunya
il ventiseienne norvegese non sbaglia una
virgola. Un secondo e sette più veloce del
finlandese, il suo lo ha fatto e, con il sorriso
che fa innamorare decine e decine di appas-
sionate, si abbandona volentieri alla solita
intervista della tv.
Ma qualcosa all’improvviso arrivare a modi-
ficare il quadretto. Qualcuno in sottofondo
urla concitato “Ogier ha sbattuto, è fermo.
Andreas hai vinto…”. A quel punto il sorriso
stampato sul volto di Mikkelsen diventa una
smorfia, il norvegese sembra non voler cre-
dere a quelle parole, cerca conferma, si gira
una due volte verso il fedele Ola Floene
anche lui in visibile eccitazione. Poi, liberato-
rio, l’annuncio liberatorio arriva dal motor-
home Volkswagen “Ogier out, avete vinto
voi…”.
A quelle parole, nell’abitacolo della Polo
con il numero 3 sulle portiere tutto cambia.
A Mikkelsen torna un sorriso luminoso,
mentre a fianco Floene comincia a piangere
come un bambino poi, come due automi, i
due si scaraventano sul tetto della vettura e
abbracciati festeggiano il loro primo suc-
cesso iridato. E la scena è un po’ surreale
perché a questo punto le telecamere gio-
cano a ping pong tra loro che festeggiano e
gli immancabili replay dell’inspiegabile er-
rore di Seb Ogier che, con la vittoria in
pugno, ha commesso il più classico degli er-
rori arrivando troppo lungo in una curva a
sinistra finendo per schiantarsi contro le bar-
riere di metallo e di fatto interrompendo
anche la gara per tutti gli altri, visto che il
rottame della polo Polo ostruiva la strada.
Ennesima lezione a dimostrazione dell’esat-
tezza della frase che il leggendario gioca-
tore di baseball Yogi Berra ci ha lasciato e
cioè: “Non è finita, finchè non è finita”. E
anche nel motorsport non c’è nulla di più
vero.