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MONDIALE RALLY

Catalunya - Costa Daurada

Marco Minghetti

“Andrà meglio la prossima volta. Almeno

così spero...”. Con queste poche parole,

Andreas Mikkelsen aveva commentato la

vittoria gettata al vento in Svezia quando, a

meno di cinque chilometri dalla fine dell’ul-

tima piesse, un suo errore aveva di fatto re-

galato il successo a Sébastien Ogier.

Otto mesi e mezzo dopo la storia si è ripe-

tuta, ma a parti invertite. Il giovane ragazzo

di bottega, terzo uomo dello squadrone

Volkswagen e terzo nel mondiale, in Spagna

sta lottando alla pari con Jari-Matti Latvala

per il secondo posto. Lontano cinquanta se-

condi sua maestà Ogier, i due si ritrovano

nell’ultima piesse della gara separati da ap-

pena un secondo e quattro, con il norve-

gese che vuole dare il tutto per tutto per

rimanere davanti al compagno-rivale, per di-

mostrare a tutti di essere ormai pronto a

giocarsela al massimo livello.

E sui dodicimila e dieci metri d’asfalto della

Power Stage che chiude il rally di Catalunya

il ventiseienne norvegese non sbaglia una

virgola. Un secondo e sette più veloce del

finlandese, il suo lo ha fatto e, con il sorriso

che fa innamorare decine e decine di appas-

sionate, si abbandona volentieri alla solita

intervista della tv.

Ma qualcosa all’improvviso arrivare a modi-

ficare il quadretto. Qualcuno in sottofondo

urla concitato “Ogier ha sbattuto, è fermo.

Andreas hai vinto…”. A quel punto il sorriso

stampato sul volto di Mikkelsen diventa una

smorfia, il norvegese sembra non voler cre-

dere a quelle parole, cerca conferma, si gira

una due volte verso il fedele Ola Floene

anche lui in visibile eccitazione. Poi, liberato-

rio, l’annuncio liberatorio arriva dal motor-

home Volkswagen “Ogier out, avete vinto

voi…”.

A quelle parole, nell’abitacolo della Polo

con il numero 3 sulle portiere tutto cambia.

A Mikkelsen torna un sorriso luminoso,

mentre a fianco Floene comincia a piangere

come un bambino poi, come due automi, i

due si scaraventano sul tetto della vettura e

abbracciati festeggiano il loro primo suc-

cesso iridato. E la scena è un po’ surreale

perché a questo punto le telecamere gio-

cano a ping pong tra loro che festeggiano e

gli immancabili replay dell’inspiegabile er-

rore di Seb Ogier che, con la vittoria in

pugno, ha commesso il più classico degli er-

rori arrivando troppo lungo in una curva a

sinistra finendo per schiantarsi contro le bar-

riere di metallo e di fatto interrompendo

anche la gara per tutti gli altri, visto che il

rottame della polo Polo ostruiva la strada.

Ennesima lezione a dimostrazione dell’esat-

tezza della frase che il leggendario gioca-

tore di baseball Yogi Berra ci ha lasciato e

cioè: “Non è finita, finchè non è finita”. E

anche nel motorsport non c’è nulla di più

vero.