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FORMULA 1

Il caso

Gp d'Italia

sempre più

a rischio

dietro Monza

c'è Imola

Stefano Semeraro

Monza sì. Monza no. Monza forse. Negli ultimi due-tre giorni si è passati dal

bollettino funebre del presidente dell'Aci («è stato tutto inutile, non ci sono

più margini di trattativa») alle parole di tenue speranza esalate sempre da

Sticchi Damiani al Corriere della Sera: «La trattativa sul futuro del GP d'Italia

prosegue. Monza è l'opzione A, ma ci sono grosse difficoltà». Insomma, il fu-

turo è appeso ad un filo.

A settembre, con la visita in pompa magna del Premier Renzi e le parole in-

coraggianti di Ecclestone, pareva che la soluzione fosse nel mirino. Scomparsi

però i flash dei fotografi e delle agenzie, la realtà è ben diversa e la prossima

edizione del GP rischia davvero di essere l'ultima.

Nella faccenda la questione economica è centrale, ma non è la sola. In virtù

della sua storia Monza aveva ottenuto uno sconto – si parla di 19 milioni di

dollari l'anno (a Baku spenderanno il doppio, ndr) ripartiti per due terzi in

capo all'Aci (12,5 milioni da prendersi da quelli del Pra, denaro pubblico...) e

per un terzo alla Sias – il problema è che fra Bernie e l'attuale management

non c'è assolutamente feeling. Ecclestone non si fida infatti di Andrea Del-

l'Orto, attuale presidente Sias, e del direttore del circuito Francesco Ferri,

che a suo modo di vedere non sarebbero in grado con certezza di reperire le

risorse. Il Supremo vedrebbe bene a capo di tutto Federico Bendinelli, il cui

contratto di consulenza però è scaduto a dicembre. Per dare a lui pieni po-

teri serve comunque il placet dell'Aci Milano, guidato da Ivan Capelli, ma per

il momento non c'è nulla di scontato. Il duo Dell'Orto-Ferri non sembra aver

voglia di mollare, Capelli teme di doversi ritrovare a fornire anche la quota

della Sias che è ormai a secco e non vuole schierarsi contro i due che hanno

contribuito alla sua elezione. Insomma il più classico dei pasticci all’italiana.

Il piano B sarebbe far tornare il Gp d'Italia a Imola - mentre pare decisamente

improbabile spostarlo al Mugello - anche se rinunciare alla tradizione monzese

sarebbe un brutto colpo. A Imola, per rientrare nello standard attuale della

F.1, serve un grosso intervento di ristrutturazione, e in quel caso forse si riu-

scirebbe anche al totale della fee pretesa da un Ecclestone sempre più spa-

zientito. E che dei sorrisi e delle strette di mano di Renzi, evidentemente, non

sa che farsene.