8
GP ABU DHABI
Il campione
La sua corazza è stato l'impegno, l'allenamento, sono stati i pro-
gressi continui, la puntigliosità nei collaudi, la cura dei dettagli:
le partenze, il giro secco dove spesso ha bastonato Hamilton.
Da piccolo mentre gli altri scherzavano lui girava a spiare le
gomme che avrebbero usato gli avversari, mentre i compagni
si accontentavano lui studiava le lingue – anche perché per
quelle sì che ha talento: oltre al tedesco, imparato da mamma
Sina il francese del Principato, l'inglese lingua del mondo e delle
corse, l'italiano imparato a scuola a Milano, poi lo spagnolo e il
portoghese. Non il finlandese, almeno non ufficialmente, «per-
ché nelle corse non serve a nulla», come gli aveva spiegato papà
Keke.
Tutti lo hanno sempre guardato come il fortunato figlio di papà,
cresciuto nella bambagia; quando ha dovuto lottare contro il
monello di strada Hamilton il dubbio che quell'idea in fondo
fosse vera - troppo tenero e biondo lui, troppo sgherro e sca-
fato l'altro, per non parlare del talento - lo ha tormentato a
lungo. Ha provato a scacciarlo usando armi non sue, la maschera
del cattivo e del furbo indossata con intermittenza negli ultimi
quattro anni: il giallo provocato nelle qualifiche di Monte-Carlo,
l'autoscontro di Barcellona quest'anno, spigoli mostrati qui e là.
Ha sterzato ancora: la vecchia amicizia rotta (o incrinata) con
Hamilton, la vita impostata su un binario diverso da quello da
montagne russe del rivale: il matrimonio con Vivian, la nascita
di Alaia, i progetti da family man. La pazienza di attendere, col-
tivata in mezzo al timore che l'attesa non sarebbe finita mai.
Che il 2016 fosse il suo anno era nell'aria fin da marzo. Le quat-
tro vittorie consecutive lo avevano installato sul rettilineo che
inseguiva fin da ragazzino, poi ha rischiato di perdere tutto. I
consigli di papà e le sventure di Lewis dopo l'estate lo hanno
rimesso in carreggiata e lì Rosberg ha capito che doveva essere
se stesso. Non cercare il fuoco d'artificio ma tenere accesa la
brace, correre con la testa, restare nel suo. E allora sono arrivate
le gare cautelose, i calcoli, le priorità. Ad Abu Dhabi ha dato il
meglio con il sorpasso magnifico e 'freddo' contro la mina va-
gante Verstappen, poi con quel miracolo di equilibrio nel finale,
vissuto con il cuore a mille, fra Hamilton che gli si piantava da-
vanti e Vettel e Verstappen che gli mordevano il retrotreno.
«E' stata la gara più sgradevole della mia vita», ha ammesso.
«Spero di non ritrovarmi più in una situazione come questa».
Sgradevole perché Nico il tranquillo avuto la tentazione di fare
il grande gesto, di uscire da se stesso e dal copione tentando il
sorpasso ad Hamilton che non aspettava altro. Poi si è ricordato
che la virtù, anche la sua grande virtù, stava nel mezzo. Nella
sua imbattibile Mercedes e nel suo carattere senza estremi,
nella sua capacità di mediare fra le difficoltà che ti offre la vita.
Anche una vita apparentemente bellissima e comoda come la
sua, e da ieri magnifica.