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GP BAHRAIN
Sauber
Massimo Costa
Torna. Non torna. Non ce la farà. Ha problemi alle costole,
alle vertebre. Sono sorte difficoltà con la vista. Si è detto di
tutto su Pascal Wehrlein, costretto a dare forfait nel bel
mezzo del weekend di Melbourne, dopo il secondo turno li-
bero, perché il tedesco aveva capito che non ce l’avrebbe
fatta a sostenere lo sforzo fisico richiesto dal Gran Premio.
Il pilota ufficiale Sauber aveva dovuto dare forfait anche a
Shanghai aumentando così i dubbi del paddock. La totale
mancanza di una comunicazione ufficiale sulle sue reali con-
dizioni da parte del team, del suo staff, della Mercedes a cui
appartiene, ha permesso di scatenare una ridda di ipotesi.
Wehrlein aveva una lesione cervicale e soltanto dopo Sakhir
ha messo sul proprio profilo twitter alcune foto che docu-
mentano la difficile situazione in cui si è trovato per diverse
settimane. Appare chiaro che in quello stato era impossibile
per lui potersi allenare adeguatamente. E tutto per un errore
commesso nel corso della Race of Champions di Miami che
lo aveva portato a capotare con grave rischio. Inizialmente
sembrava che Pascal non avesse riportato danni fisici, in-
vece…
L’utilità della
esperienza Manor
Wehrlein non ha voluto aspettare Sochi, ha deciso che era giunto
il momento di buttarsi nella mischia già a Sakhir. Antonio Giovinazzi
si è fatto da parte e il tedesco ha così preso possesso della sua
Sauber-Ferrari, guidata poco perché anche nei test pre campionato
aveva dato forfait nella prima settimana. In Bahrain, Wehrlein ha
girato bene nelle prove libere, poi in qualifica ha lanciato un tre-
mendo acuto, tredicesimo tempo, una prestazione da sballo per
la claudicante Sauber e che ha incupito il compagno di squadra
Marcus Ericsson. In gara, Wehrlein ha retto senza alcun inconve-
niente fisico ed ha conquistato la undicesima posizione, a un passo
dalla zona punti. La prestazione di Wehrlein unita alle ottime tre
gare finora disputate da Esteban Ocon, tre volte decimo, confer-
mano la bontà della scelta Mercedes sui propri giovani piloti e che
il team Manor nel 2016 aveva due eccellenti prospetti ai quali ha
permesso di costruire le prime esperienze in F.1. Peccato che la
squadra inglese, così come altre piccole realtà del Mondiale, nel
corso degli anni siano scomparse in quanto schiacciate dai costi
impossibili, non permettendo ai rookie di maturare senza pressioni.