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INDYCAR

Il fatto

Marco Cortesi

Non avrà conquistato la Indy 500, ma Fernando Alonso ha in-

dubbiamente conquistato Indianapolis. La sua prestazione ha

fatto applaudire tifosi e addetti ai lavori per il modo in cui si è

adattato ad un nuovo modo di guidare, vedere, pensare,

agire. E’ entrato in sintonia con lo Speedway senza arroganza,

ma anche senza timore reverenziale. Umile e determinato ad

apprendere quanto più possibile, si è subito distinto andando

al comando in gara. Chiamato alla sfida di quella che è una

delle corse più veloci e complicate del mondo, Alonso ha vinto

la sua battaglia utilizzando lo stesso approccio analitico che

l’ha reso vincente in Formula 1. Dopo i primi giri è arrivata la

prova del traffico, delle strategie e della pit-lane, ed è stata

impressionante la tranquillità con cui Alonso ha affrontato

tutte le variabili, in particolare le soste, con una calma olimpica

che non l’ha però visto lasciare sul terreno nemmeno un cen-

tesimo. E in tutto, la preparazione è stata la stessa, appresa

sin dalla tenera età e che, insieme ad un talento infinito, l’ha

reso uno dei più forti piloti della storia della Formula 1, in

grado di vincere regolarmente (e sono pochi ad averlo fatto)

anche con vetture inferiori. Peccato per il KO del motore

Honda, che era un rischio calcolato. Con tante macchine po-

tenzialmente vincenti al via, si è scelto di puntare sui cavalli

sapendo che qualcuno sarebbe rimasto deluso. Peccato sia

toccato a Nando. Appena sceso dalla vettura, non sembrava

molto propenso a tornare a Indianapolis, ma dopo 24 ore sem-

bra già che abbia cambiato idea.

Sliding Doors Takuma

Trionfo a 40 anni

A prevalere è stato il giapponese metropolitano di Shin-

juku, Tokyo, che ha potuto iniziare a correre in auto solo a

20 anni. Anche lui è stato determinato all’impossibile, in un

paese in cui, in termini di vita lavorativa, non è certo facile

sfuggire al proprio destino. Dopo una carriera più che ap-

prezzabile nel ciclismo, Sato si è così presentato ad una se-

lezione sulla pista di Suzuka vincendo una borsa-gara che

ha dato il via a tutto. Poi il titolo nella Formula 3 inglese, la

Formula 1 e l’IndyCar. Nessuno ha mai messo in dubbio il

suo potenziale, anche se gli errori sono sempre stati pre-

senti qua e là nel suo… catalogo. Incassato il sostegno della

Honda, ha sempre fatto del suo meglio per ripagare la casa

nipponica sottoponendosi anche a delle grandi pressioni.

Nel 2012, l’onta di essere finito a muro all’ultimo giro della

500 Miglia mentre lottava con Dario Franchitti, per irruenza

sua e furbizia dello scozzese. Poi, il purgatorio del team

Foyt, che l’ha visto diventare il primo pilota a vincere una

corsa in oltre 13 anni per la scuderia del “duro” AJ. Siste-

mate alcune cose, e con una delle vetture migliori del lotto,

è stato fenomenale. Nelle qualifiche, due toccate con le

barriere avevano fatto temere un KO. Ma nel finale di gara

non ce n’è stata per nessuno. Zero errori di guida (solo del

team) e un duello vinto con Helio Castroneves che resterà

nella memoria collettiva.

Esordio

straordinario

quello di

Alonso a Indy