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INDYCAR
Il fatto
L’Iceman Dixon decolla
ma non si scompone
Scott Dixon, come Iceman, vince il duello con Kimi Raikkonen
dieci a zero: preciso, perfetto ed imperturbabile. In pista e
fuori. Prendersi la pole per la Indy 500, vedersi poco dopo pun-
tare una pistola alla tempia in una rapina e poi volare nelle bar-
riere in uno dei decolli più paurosi che si ricordassero a Indy.
Raccontando il tutto come se parlasse di una stringa slacciata.
Dixon dopotutto ha sempre avuto un coraggio da leone. Non
però un coraggio fine a se stesso, ad un briciolo di follia, ma
dettato dalla fiducia incrollabile nei propri mezzi e nelle per-
sone di cui si circonda. Passato sullo sporco, Jay Howard ha
toccato le barriere attraversando la pista mentre sopraggiun-
geva Dixon che, decollato, ha volato fino alle barriere interne
colpendole forte col roll-bar. Spezzata in due la vettura, e qual-
che dolore. Ma più che altro, tanta rabbia per aver perso la lea-
dership della classifica. Il neozelandese di ghiaccio, arrivato al
successo anni fa grazie ad una campagna orchestrata da papà
Ron per farlo appoggiare da aziende locali con mire sul mer-
cato americano, si rifarà in fretta.
Helio a ritmo di samba
che duello con Sato
Più di così, Castroneves avrebbe potuto solo usare i chiodi a tre
punte da Diabolik per fermare Sato. Visto l’andazzo della Nascar,
è probabile che lì prima o poi arrivino, ma di Indy il brasiliano è
stato ancora “L’interprete”. Arrivato ormai secoli fa dal Brasile
riuscendo a diventare quasi più americano degli americani, Ca-
stroneves ha colpito al cuore gli appassionati. In quello che po-
trebbe essere il suo ultimo anno a ruote scoperte prima di
passare oltre, ha dimostrato che la qualità non va mai in soffitta.
Con una vettura danneggiata, passata letteralmente sotto a
quella di Dixon nel suo pauroso volo, un motore inferiore, una
penalità per ripartenza anticipata, si è permesso di passare al-
l’esterno Sato con pochi giri alla fine sfiorando la sua ala ante-
riore. Contro la scia, il motore e la bella difesa del giapponese
non c’è stato però niente da fare. Ha comunque salvato l’onore
del Team Penske. Il sesto posto di Juan Pablo Montoya è stato
lo specchio di una squadra che questo mese non ha trovato la
chimica giusta con lo Speedway finendo sotto non solo in termini
di motore, ma anche quanto a set-up e feeling generale.
L’incredibile sequenza
dell’incidente di Dixon
Castroneves