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Jacopo Rubino

Per la Red Bull il tortuoso Hungaroring era una bella carta da gio-

care nel mazzo. Una pista adatta alle caratteristiche della RB13,

un corposo pacchetto di aggiornamenti aerodinamici che sin dal

venerdì avevano mostrato di essere stati indovinati. Tutto infatti

era cominciato al meglio, con Daniel Ricciardo protagonista prin-

cipale nelle prove libere del venerdì grazie al miglior tempo as-

soluto. Alla fine della trasferta di Budapest, tuttavia, l'australiano

ha perso il proverbiale sorriso: colpa di Max Verstappen, il quale

con la foga che spesso lo contraddistingue allo start, questa volta

ha messo ko proprio il suo compagno di squadra.

Due curve

prima del fattaccio

E' successo tutto in pochi attimi. Al via le due RB13 erano scat-

tate benissimo dalla terza fila, riuscendo in simbiosi a superare

Lewis Hamilton. Nella seconda piega, però, l'olandese ha bloc-

cato le ruote in frenata andando addosso alla vettura gemella.

Ricciardo ha una gomma forata, va subito in testacoda ma so-

prattutto ha il radiatore destro danneggiato. Stop inevitabile,

sale la rabbia, c'è uno sfogo attraverso la radio: «Ditemi che

non è stato chi penso», dice, affibbiandogli pure l'etichetta di

«looser», perdente. Verstappen si è poi beccato una giusta pe-

nalità di 10”, pagata in occasione della sosta ai box. Nel primo

stint l'olandese ha continuato a tenere dietro Hamilton, poi si

è attestato in quinta piazza. Anche se nello strano finale si è

riavvicinato parecchio a Bottas, quasi da mina vagante.

C'era anche

Il boss Mateschitz

In definitiva, per la Red Bull non doveva andare così. Anche

perché nel paddock era venuto in visita, come accade rara-

mente, il super boss Dietrich Mateschitz. Il team principal Chri-

stian Horner si era raccomandato di evitare situazioni

imbarazzanti, ma a quanto pare non è bastato. Ricciardo a

caldo non si è trattenuto nei confronti del giovane collega: «E'

stato quantomeno un dilettante, non c'era spazio. A lui non

piace quando il compagno si mette davanti, ma è stato un

brutto sbaglio». Horner ha cercato di gettare acqua sul fuoco:

«Max ha ammesso l'errore, lo accettiamo e sono sicuro lo farà

anche Daniel».

Verstappen si scusa

Sarà tutto sistemato?

«Non volevo questo», ha poi raccontato Max. «Stavamo lot-

tando per la posizione in curva 2 ed entrambi abbiamo frenato

piuttosto tardi. Ho cercato di tenere l'interno, ma ho bloccato

e purtroppo ho toccato Daniel nel punto più debole della mac-

china, sul fianco. Ho provato a evitarlo ma non ci sono riuscito.

Non ho mai l'intenzione colpire qualcuno, ma soprattutto non

il tuo compagno: principalmente per il rapporto che ho con Da-

niel, con cui possiamo sempre farci una risata. Mi scuso con lui

e con la squadra, ne parleremo in privato e sistemeremo le

cose».

Persa l'occasione

per un grande risultato

Sin dalla promozione di Verstappen nella scuderia maggiore,

la sfida interna tra i due alfieri Red Bull è sempre stata tiratis-

sima, ma non è mai apparsa ruvida, tesa come ad esempio è

ormai quella in casa della sorella Toro Rosso, fra Carlos Sainz e

Daniil Kvyat. Da adesso cambierà qualcosa, o sarà davvero

tutto archiviato? Horner è sicuro: «Bene che Max si sia scusato,

andiamo avanti». Resterà di sicuro il rammarico di un'occasione

persa, a Budapest la Red Bull poteva davvero inserirsi nella

sfida Ferrari-Mercedes. E per ciò che è accaduto dopo, con il

problema di Sebastian Vettel che ha condizionato lo svolgi-

mento dell'intero Gran Premio, persino la vittoria non era im-

possibile. Non fortunosa come quella di Baku, ma frutto di una

competitività reale. «E' frustante, sapevamo che qui la nostra

macchina valeva più di un sesto posto. Puntavamo al podio»,

ricorda infatti Ricciardo. «Ora dovrò aspettare quattro setti-

mane prima di tornare in macchina, peccato entrare in questo

modo nella pausa estiva». Il conto alla rovescia per Spa è già

cominciato.