Recentemente avete allargato la
vostra sede a Forlì, molto spaziosa e
divisa in reparti. Con tre categorie
da disputare è stata la giusta scelta...
«L’allargamento in realtà era stato
deciso nel 2007, quando avevamo
comprato la sede. E' una cosa che
dovevamo fare: si trattava di rimanere
lì, e sopravvivere, oppure investire,
anche con dispendio di risorse, ma
crescere. Sta funzionando. Come si
dice? O crescere o chiudere»
Dopo aver corso nell’ALPS
quest’anno avete scelto la serie
nordica NEC. Quali differenze avete
riscontrato? Tornerete nell’ALPS?
«Non abbiamo trovato grosse
differenze. La scelta del NEC è stata
dovuta alla volontà di sponsor e piloti,
noi, anche se certe cose non ci erano
piaciute, saremmo rimasti nell'Alps
volentieri. Il NEC peraltro proponeva
cinque circuiti di F.1, un elemento
sicuramente positivo».
Quali programmi avete per il 2015?
«Stiamo parlando proprio ora con i
nostri investitori, i nostri piloti e
sponsor. Penso che entro metà
dicembre sapremo quali strade
prendere per i prossimi tre anni, se
proseguire nelle categorie dove
siamo già presenti, o intraprendere
nuove avventure. Ad esempio stiamo
parlando con alcune case ufficiali per
progetti che coinvolgono le ruote
coperte. Siamo in trattativa».
Ha parlato di ruote coperte. Si
sente di consigliare i prototipi e
le gare endurance a un giovane
che voglia intraprendere il
mestiere il pilota?
«L’ endurance rappresenta
sicuramente una opportunità di
carriera, perché ha budget iniziali
molto bassi rispetto alla F.1 e ci sono
case costruttrici importanti coinvolte.
Se un giovane pilota può contare su
qualche sponsor che lo appoggi per
due anni per dimostrare quello che
vale, ha la chance di entrare a far
parte di una casa ufficiale, quindi di
essere un pilota pagato e continuare
a correre per molti anni».
Sospiri con
Fontana