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FORMULA 1
GP BELGIO
Stefano Semeraro
Gioco di parole facile facile: SPAziali. La Red
Bull-RenaulteSebastianVettelinBelgiosono
stati così. In partenza il poleman Lewis
Hamilton ci aveva anche provato, a stargli
davanti, ma è durato poco. Senza neppure
usare il DRS, Seb lo ha scartato dopo il Rai-
dillon, poi è volato via. Quarantaquattro giri
sempre in testa, tenendo a bada anche la rab-
bia di Fernando Alonso, martellando giri
veloci persino quando dal muretto, un po’
allarmati, gli dicevano di alzare il piede. In
teoria i circuiti a medio-basso carico aerodi-
namico non sono il pane della RB9, ma per
questa Red Bull non ci sembrano veri limiti.
L’incognita vera era la pioggia, che come in
qualifica avrebbe potuto sparigliare i giochi
favorendo il mago
Hamilton, ma per
fortuna dei bibitari
il classico tempo-
rale delleArdenne stavolta è passato più in là.
La foratura durante le libere aveva un po’
inquietato Vettel, ma dopo le spiegazioni del-
la Pirelli il tricampione, in versione ossigena-
ta, è tornato il solito mastino. Il team aveva
previsto anche una strategia al risparmio, un
finale fatto di secondi da buttare in pasto agli
inseguitori,enellecuffieglielohannoripetuto
più volte. «Seb, porta a casa la macchina».
Ma quando si sente in giornata e la sua fidan-
zata di carbonio blù lo asseconda, Vettel
ascolta soprattutto se stesso. La propria
voglia di vincere, e stravincere potendo, per
mostrare a tutti sul podio l’indice alzato che
significanumero 1. Lo è statoper gli ultimi tre
anni, dopo Spa è abbastanza sicuro di riuscir-
ci anche per il quarto. E’ arrivato a 31 vittorie
iridate, appena unameno di Alonso, e se oggi
Fernando pensa positivo, ma esibisce il muso
lungo degli sconfitti, Seb frena con le parole
una gioia che il sorriso esibisce senza paura.
«Forse dalla tv la gara è sembrata noiosa, ma
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