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MONDIALE RALLY
FRANCIA
Guido Rancati
Dice Jost Capito: “Il talento è fuori discus-
sione, ma direi che è stata la sua intelligen-
za a permettergli di vincere quello che ha
vinto in questi anni: ha saputo più e meglio
degli altri capire quando è il momento di
attaccare e quando è invece il momento di
non farlo. E credo che sia per questo che
nella sua carriera ha sbagliato molto poco”.
Si parla di Sébastien Loeb e, alla vigilia del
Rallye de France, il manager approdato alla
Volkswagen dopo qualche anno di apprez-
zata militanza alla Ford si unisce ai tanti
che tessono le lodi del pilota che sta per
chiudere con le gare su strada con un ruo-
lino di marcia tanto straordinario che a
molti viene la tentazione di definire irripe-
tibile. Anche se la storia insegna che prima
o poi i suoi tantissimi primati verranno bat-
tuti.
La gara parte, Dani Sordomette tutti in riga
nella mini-prova che gli organizzatori tran-
salpini hanno scelto per distribuire una
manciata di punti supplementari e toglie a
Thierry Neuville anche le ultime, teoriche,
possibilità di conquistare quel titolo che
Sébastien Ogier ha ipotecato da mesi. Loeb
è nel gruppo degli inseguitori, per forza di
cose raggruppati in pochi secondi e l’opi-
nione più diffusa è che si sia preparato ad
attaccare il giorno dopo, quando si comin-
cerà a fare sul serio. E così è: il nove volte
iridato si impone nelle tre piesse della pri-
ma boucle del venerdì e torna al campo-
base da leader. E’ ancora lunga, però sono
davvero in pochi a non pensare che il desti-
no della gara sia già segnato. Con Ogier
apparentemente pago della corona appena
conquistata, è facile immaginare che nes-
suno riuscirà più amettere il sale sulla coda
dell’Extraterrestre. Invece non succede.
Complice una non felicissima scelta di
“scarpe”, si deve arrendere alla rimonta di
Neuville e non riesce a evitare di farsi risuc-
chiare da un gruppetto nel quale c’è posto
anche per Sordo e Jari-Matti Latvala. Oltre,
ovviamente, che per l’altro Seb transalpino.
Il belga attacca ancora, non fa il vuoto, ma
il vantaggio che mette insieme è sufficiente
a togliere agli altri la voglia di fare pazzie
per acchiapparlo. A tutti, anche a sua mae-
stà Loeb che pure ha affrontato la gara sulle
sue strade, fra la sua gente, con più di una
mezza idea di aggiungere un’altra vittoria
alla sua ricchissima collezione. Pare finita,
ma non lo è. Neuville fora, perde sul minuto
e mezzo e da primo si trova quinto, troppo
lontano per pensare di tornare in gioco.
Quelli che lo precedono hanno ottimi moti-
vi per vincere: lo spagnolo vorrebbe farlo
per garantirsi un futuro nel mondiale, il fin-
landese per farsi perdonare i tanti rovesci
con un successo sull’asfalto, il francese del-
la Vw per vincere l’ultimo duello con il con-
nazionale della Citroen che ha una gran
voglia di salutare dall’attico del podio un
mondo nel quale è stato protagonista asso-
luto per un decennio. Non ci piove: con
quattro assi liberi da ogni condizionamen-
to, il finale non potrà che essere un gran
finale.
Ultimo del manipolo di campioni ma a una
manciata di secondi appena dalla vetta,
Loeb decide che la prima delle speciali della
domenica è quella giusta per mandare un
segnale forte e chiaro agli avversari. La
affronta con il coltello fra i denti e attacca
fin dal primo metro. Per poco, però: dopo
un chilometro, all’uscita di una destra velo-
ce, perde il controllo del retrotreno della
DS3 che reagisce inmodo brusco. Una piro-
etta e vola sotto la strada all’esterno. Fer-
mandosi a ruote in su. La sua avventura nei
rally è finita. Male.
“Non è così che mi ero immaginato dovesse
chiudersi un capitolo importante della mia
vita”, dice di lì a poco mentre Ogier, ecce-
zionale, va a ricevere l’omaggio destinato al
vincitore. Confessa la sua delusione per
non aver ripagato con un successo le mol-
titudini di appassionati accorsi per lui e
chiede scusa agli uomini della Doppia Spi-
ga per aver commesso un errore fatale.”Mi
spiace”, dice. E tornano in mente altre
parole di Capito: “Non so comparare – ave-
va detto il dirigente tedesco – piloti di epo-
che diverse e quindi non voglio nemmeno
provare a mettere insieme una classifica
che comprenda quaranta e passa anni di
rally. Ma so che Loeb, oltre che essere quel-
lo che ha vinto di più, ha sempre dimostrato
uno spirito da vero sportivo e una totale
onestà intellettuale e non dimenticherò
mai quando, alcuni anni fa in Svezia, dopo
essere uscito di strada, per ripartire aspettò
che fosse passato Mikko Hirvonen per non
danneggiare il suo maggior avversario nel
mondiale”. Già, successe e il fatto dovrebbe
far riflettere quelli che continuano a consi-
derare la furbizia una dote.
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