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anni, non era sempre stato tra i preferiti di
Marko, che pure lo aveva voluto nel pro-
gramma Junior grazie alla decisiva segna-
lazione di Antonio Ferrari della Eurointer-
national, che lo aveva portato via dal kar-
ting avviandolo alle monoposto. Dopo la
non felice stagione nella F.BMW Europe,
dove era stato ampiamente battuto dal
compagno Sainz, Kvyat aveva rischiato il
taglio. Portato nel mondo Renault, ha
cominciato a ingranare, come detto sopra,
nella seconda parte del 2011. Alla fine di
quell’anno, la Red Bull gli ha regalato la
possibilità di provare la Dallara-Renault
3.5 e lui è andato subito fortissimo. Ma era
triste e arrabbiato perché la Red Bull gli
faceva ripetere la Renault 2.0 con Koira-
nen, Eurocup e ALPS. Mentre lui voleva
salire inF.3, come Sainz. Daniil l’aveva con-
siderata quasi una bocciatura e ripetere la
Renault 2.0 significava solo una cosa per il
Marko pensiero: o vinci o sei fuori dal pro-
gramma. Kvyat ha vissuto un 2012 di altis-
simo livello ed ha rispettato le attese riposte
su di lui. Si è quindi ampiamente guada-
gnato la riconferma e quando tutti si aspet-
tavano il salto in World Series Renault, la
Red Bull lo ha dirottato in GP3. E dopo
qualche mese gli ha avviato anche un pro-
gramma FIA F.3.
UN PILOTA-MANAGER
DAL GRANDE CARATTERE
Kvyat è un ragazzo che sa il fatto suo. Cre-
sciuto tra Mosca e Roma, spesso lontano
dagli affetti, seguito dal padre che però par-
la soltanto russo, è lo stesso Daniil che trat-
ta direttamente conMarko e con le squadre
nelle quali finisce. E’ un pilota-manager di
se stesso e ci riesce con abilità come nessun
altro della sua età. Improvvisamente sulla
sua monoposto della F.3, del team Carlin,
è apparsa la scritta SMP Bank, lo sponsor
che ha creato quest’anno un programma
nella F.Renault 2.0 per giovani piloti russi
e che è presente anche nel Gran Turismo e
nell’Endurance. Inopinatamente associato
a Sergey Sirotkin, SMP si è sempre tenuto
lontano dai discorsi legati al mondiale F.1.
Ma con Kvyat il discorso è improvvisamen-
te cambiato, c’è stata una accelerazione
importante. Non è ben chiaro come si è
creato il contatto e come sia stato possibile
convincere SMP a investire, si dice, una
cifra attorno ai 15 milioni di euro per por-
tare Kvyat in F.1. Dalla Red Bull non si fa
cenno di questo supporto economico che
invece farà tanto comodo alla Toro Rosso,
e si preferisce parlare solo delle qualità di
Kvyat (comprensibilmente) e della stagio-
ne sotto le attese di Da Costa (con poca
signorilità e correttezza). Voci di corridoio
raccontano che quando Kvyat ha saputo
che vi erano dei gruppi finanziari che si sta-
vano muovendo per Sergey Sirotkin, ha
cominciato ad attivarsi. Poteva mai essere
battuto da un altro giovanissimo connazio-
nale in vista del GP di casa, a Sochi, nel
2014?
PERCHÉ DANIIL
CE LA POTRÀ FARE
Kvyat ha dunque vinto il sedile Toro Rosso,
per le belle prestazioni in GP3, per l’appor-
to economico che riceverà e perché alla
Red Bull il mercato russo intriga non poco.
E ora già ci si chiede se sia in grado di con-
durre al meglio una monoposto di F.1. In
particolare Jenson Button e Adrian Sutil,
due che sono arrivati in F.1 direttamente
dalla F.3 inglese e giapponese… Dunque
non il massimo, ma all’epoca si potevano
svolgere tanti test pre stagione, non come
ora. Tante critiche insomma, proprio come
accaduto con Sirotkin, di cui abbiamo
negli scorsi numeri del Magazine Italiara-
cing ampiamente spiegato perché Sergey
ce la può fare. E le nostre stesse conside-
razioni valgono per Daniil. Innazitutto, ha
talento da vendere, e questo già d per sé lo
pone in una situazione di vantaggio. Poi, è
un ragazzo che impara in fretta e i test che
svolgerà gli permetteranno di arrivare alla
prima gara del 2014 con gli automatismi
già belli che pronti. La sua esperienza con
una F.1, proprio la Toro Rosso, è limitata
a 22 giri a Silverstone, nell’ultimo pome-
riggio disponibile del rookie test. Ancora
non si pensava a lui come pilota futuro del
team faentino e quella prova era più che
altro un piccolo regalo. Rovinato tra l’altro
da una uscita di pista che ha messo fine al
test prima del previsto. A differenza di
Sirotkin protagonista in World Series
Renault, è vero che Kvyat correndo in GP3
e in F.3 non ha disputato una stagione con
monoposto particolarmente performanti e
ben lontane dal grip presente sulle vetture
della F.1. Del resto, Jaime Alguersuari non
saltò, via Helmut Marko, sulla Toro Rosso
addirittura a campionato in corso senza
averla mai guidata prima, mentre correva
in WSR? E piano piano arrivò a ottenere
buoni risultati? Non sarà facile, questo è
sicuro, ma Kvyat ha sempre avuto la forza
mentale per superare qualsiasi ostacolo.
Tifiamo per lui, anche se rimane il dispia-
cere per il sogno infranto di Da Costa, che
meritava, senza se e senza ma, la F.1 più di
Kvyat.
annuncia il nome di un pilota che non sono
io”. Per correttezza il portoghese non ci ha
voluto dire che si trattava del suo compa-
gno di stanza aMilton Keynes. Lunedì sera,
eravamo a due metri dal tavolo del risto-
rante El Trabuc dove Da Costa e Carlos
Sainz cenavano. E alle 21.30, il portoghese
ci ha mostrato il tweet di Kvyat che recita-
va: “Sono un pilota di F.1”. Porte girevoli
che portano contemporaneamente il sorri-
so e le lacrime.
SEMPRE SUL
FILO DEL RASOIO
Tutto è accaduto rapidamente e inaspetta-
tamente. Da Costa da pupillo assoluto di
Helmut Marko, nel giro di poche settimane
è scaduto come uno yogurt dimenticato nel
frigorifero. Nelle pagine successive, esami-
niamo nel dettaglio la stagione 2013 di Da
Costa. Mentre lui scendeva, Kvyat guada-
gnava credito. Il russo che vive a Roma, 19
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