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FORMULA 1
IL CASO TORO ROSSO
Filippo Zanier
La Red Bull è stata impietosa nel valutare
la stagione di Antonio Felix Da Costa, che
però è stata funestata da errori del team
Arden Caterham e da problemi tecnici che
hannomesso il portoghese in una posizione
scomoda fin da inizio stagione. "Alla fine le
cose vanno guardate nella giusta prospetti-
va. Se solo due anni fami avessero detto che
oggi sarei stato qui a rimuginare su un
volante in F.1 perso per un soffio, li avrei
presi per pazzi. E poi resto parte della fami-
glia Red Bull, il Dr. Marko mi ha detto che
vuole aiutarmi e che per la prossima stagio-
ne avrò un programma. A questo punto che
sia DTM, ancora World Series Renault o
altro conta poco, l'importante è andare
avanti". Parole di Da Costa in un caldo
pomeriggio catalano, raccolte sul circuito
di Barcellona nel corso dei test WSR appe-
na il giorno seguente l'annuncio di Daniil
Kyvat in Toro Rosso. Fiumi di inchiostro
sono già scesi (e ancora lo faranno) per
spiegare le ragioni che hanno portato il gio-
vane russo su uno dei sedili più ambiti dai
talenti che mirano al Circus: tra supporto
di banche, importanza dell'enorme merca-
to russo per una bibita che ben si accompa-
gna alla vodka e GP di Sochi nel 2014, c'è
da sbizzarrirsi, ma non era questo a tenere
banco nelle conversazioni che abbiamo
udito nel paddock del Circuit de Catalunya.
Quello che invece traspariva dai commenti
degli addetti ai lavori era lo stupore per una
scelta che sacrifica un pilota che ha provato
a più riprese di essere pronto per la F.1 a
favore di un ragazzo che è sì talentuoso, ma
che ha ancora tantissimo da dimostrare.
Nessuno, tra i team manager che abbiamo
interpellato nel paddock catalano, mette in
dubbio le capacità da fuoriclasse di Kvyat,
ma allo stesso tempo nessuno di essi ritiene
che le belle prestazioni mostrate dal russo
negli ultimi mesi tra F.3 e GP3 siano suffi-
cienti a garantirgli il lasciapassare per il
Circus. Soprattutto se paragonato a Da
Costa.
GLI ERRORI DELLA
ARDEN CATERHAM
Oltre a questo, e non è un dettaglio da poco,
tutti concordano che il management Red
Bull sia stato poco onesto o quantomeno
superficiale nel valutare la stagione sotto-
tono di Da Costa. Certo, il terzo posto finale
con appena tre vittorie in carniere è delu-
dente per chi era atteso a una stagione da
dominatore, ma da persone abituate a
gestire programmi ai massimi livelli come
Helmut Marko e Franz Tost ci si aspettano
capacità analitiche che vadano oltre la
mera consultazione di una classifica di
campionato. È innegabile, infatti, che gli
errori del team Arden Caterham abbiano
pesato in modo determinante sulla stagio-
ne del pilota portoghese, che alla fine del
secondo fine settimana della F.Renault 3.5,
quello di Alcaniz, aveva già 32 punti di
distacco daKevinMagnussen per colpe non
sue. Lo vedete nella tabella che pubblichia-
mo in queste pagine, i punti che Da Costa
ha visto volatilizzarsi a causa di problemi
tecnici o di sbagli del team sono almeno 53,
e si tratta di una valutazione prudente, che
nel calcolare i punti persi tiene conto solo
della posizione che Antonio occupava
quando si è presentato il guasto, e non di
quella che avrebbe potuto occupare alla
fine di una corsa "normale". A Monza, ad
esempio, quando in gara 1 la posteriore
destra del portoghese è scoppiata per l'ec-
cessivo angolo di camber, il pilota Red Bull
era secondo, ma stava recuperando su Stof-
fel Vandoorne al ritmo di quasi un secondo
al giro, e senza l'imprevisto avrebbe proba-
bilmente vinto. In quest'ottica sarebbero
25 i punti persi e non 18, senza contare che
il portoghese avrebbe iniziato la stagione
con una doppietta, visto che il giorno dopo,
senza imprevisti, ha fatto sua gara 2. Invece
è arrivato il ritiro, e nel fine settimana suc-
cessivo in Spagna un altro errore marchia-
no della Arden Caterham, che nella prima
qualifica di Motorland Aragon ha chiesto a
Da Costa di effettuare un giro in più in qua-
lifica pur sapendo che nellamonoposto non
ci sarebbe poi stato carburante a sufficienza
per tornare ai box. Vettura ferma in pista,
terzo tempo cancellato e partenza dall'ulti-
mo posto, per un inizio di campionato da
incubo che ha messo subito Da Costa nei
panni dell'inseguitore, per di più con
addosso tutta la pressione che in genere è
riservata al "predestinato".
MONACO E SPA
DA COSTA SOTTO TONO
La sequela di guai è continuata al Red Bull
Ring, proprio sotto gli occhi di Helmut
Marko, con un guasto al motore in gara 1 e
un problema elettrico che nella seconda
corsa, per la quale si era qualificato in pri-
ma fila, gli ha addirittura impedito di pren-
dere il via. L'ultima beffa a Barcellona, l'ul-
timo fine settimana a disposizione di Da
Costa per provare a impressionare: sulla
vettura del portoghese la barra antirollio
anteriore è stata rotta per tutto il fine set-
timana, ma la squadra se n'è accorta solo
domenica pomeriggio, alla fine di gara 2,
quando era ormai troppo tardi. Certo,
anche Da Costa in certi momenti ha deluso,
ma da parte sua non ha mai cercato di
nascondersi dietro a un dito. A Monaco si
è preso la colpa per scelte di set-up non
ideali, e a Spa se l'è presa con se stesso per
essere stato troppo prudente e non avere
sfruttato una macchina che aveva le carte
in regola per vincere, accontentandosi di
chiudere secondo alle spalle di Kevin
Magnussen. Ma quanto pesano queste
situazioni rispetto allo scarso stato di forma
di un team che anche la scorsa stagione,
quando al posto di Da Costa c'era Lewis
Williamson, sembrava perso? Che risultati
avrebbe ottenuto Da Costa con la competi-
tività e la tranquillità garantite a Magnus-
sen dalla monoposto della Dams, che ha
filato come un orologio per tutta la stagio-
ne? E con quanta serenità nel Red Bull
Junior Teamsi riescono a valutare gli errori
di una squadra il cui proprietario, Christian
Horner, è a capo della scuderia madre in
Formula 1? Domande senza risposta, e che
comunque ormai interessano poco a Da
Costa, pronto a volare verso Macao per
gareggiare nella corsa internazionale F.3 da
lui vinta nel 2012 al posto proprio di quel
Daniil Kvyat che gli ha spento il sogno F.1.
L'anno scorso per il portoghese la gara nel-
l'ex protettorato era stata la ciliegina sulla
torta di un'annata straordinaria, oggi spera
che sia il punto di partenza di un rilancio
verso i lidi che merita.
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