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Filippo Zanier
Chissà cosa passava per la testa di Gimmi Bruni e Amato Ferrari
sul gradino più alto del podio della 6 Ore del Bahrain. Uno cam-
pione del mondo per la prima volta in carriera, re di una tiratis-
sima Classe GTE Pro, l'altro deus ex machina di un team che
festeggia la seconda iride consecutiva ed è sempre di più il punto
di riferimento nelle corse per vetture Gran Turismo. Una vera e
propria festa in Rosso, che per loro ha un sapore ancora più dolce
perché è arrivata all'ultima gara, in rimonta contro l'AstonMartin
e contro una FIA che per buona parte della stagione hamantenuto
in vigore un Balance of Performance vergognoso, che sembrava
disegnato apposta per consegnare il titolo mondiale alle Vantage
nell'anno del centenario del costruttore inglese.
FERRARI E BRUNI PIÙ FORTI
DI PLACE DE LA CONCORDE
La 458 GTE, che già aveva fatto la doppietta iride piloti-costrut-
tori nel 2012, a inizio stagione era senza dubbio ancora la vettura
da battere e così in Place de la Concorde hanno pensato fosse il
caso di mettere le ali alle sue avversarie con regalie di ogni tipo:
aerodinamica più libera, restrittori più larghi, serbatoi più
capienti e uno sconto di peso impressionante, ben 40 chili. Alla
Ferrari restava ancora un vantaggio in termini di consumo? Per-
fetto, via 5 litri dal serbatoio della Rossa, una decisione che gli
uomini di Maranello avevano accettato con una certa incredulità:
"I nostri ingegneri hanno lavorato mesi per fare un capolavoro,
abbinare grandi performance a consumi ridotti rispetto alla con-
correnza - ci aveva detto Bruni - ora tutto quel lavoro e le risorse
spese sono è buttati, cancellati in un attimo". Poteva essere il col-
po di grazia, e invece no. Perché se sulla gara singola, magari
sprint, normalmente a vincere è la vettura più veloce, in un cam-
pionato che si disputa su sette gare Endurance più la 24 Ore di
Le Mans, alla fine sono anche altri fattori a fare la differenza. Le
decisioni giuste al muretto box, i pit-stop sempre perfetti, la capa-
cità di cogliere in ogni weekend di gara il massimo che la propria
competitività permette. Questo hanno fatto gli uomini di AF Cor-
se, tenendo duro quando le cose non giravano per il verso giusto
(i quinti posti a Silverstone e Le Mans e il quarto a Shanghai) e
spingendo al massimo dove invece si poteva puntare al bersaglio
grosso. Le vittorie a Spa e San Paolo e il secondo posto di Austin
sono state senza dubbiomeno di quanto il teamavrebbemeritato,
ma hanno comunque permesso a Bruni di arrivare a giocarsela
all'ultima gara. E in Bahrain, all'improvviso, è stato come se il
destino avesse deciso di ripianare le ingiustizie di una stagione in
un giorno solo: la Ferrari n°51 si è involata al comando e non lo
ha più mollato, spinta da stint sempre al limite sia per Bruni che
per l'occasionale compagno Toni Vilander.