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RENAULT 3.5
OLIVER ROWLAND
Filippo Zanier
foto: Pellegrini
Quandoarriviamoall'appuntamentoper l'in-
tervista, Oliver Rowland lascia all'improvvi-
so il tubo di Pringles che ha tra le mani e lo
rimette sul tavolo, come se l'avessimo colto
sul fatto a intento in un piccolo crimine ali-
mentare, uno strappo alla sua rigida dieta da
pilota. "Nonmangio sempre così", tiene subi-
to a precisare, e poi si siede in un angolo del
box Fortec, con un largo sorriso stampato sul
volto. È rilassato il giovane talento britanni-
co, e non potrebbe essere altrimenti: il gior-
no precedente, il primo dei test di Alcaniz, ha
realizzato il miglior tempo di giornata con un
1'38"522 che si rivelerà il secondo miglior
crono dell'intera sessione di prove, alle spal-
le del solo Carlos Sainz Jr. "E abbiamo mar-
gine", ci confida, "perché per un problema di
pescaggio carburante siamo costretti a gira-
re sempre con parecchia benzina a bordo".
Non male per un rookie, anche se ormai in
F.Renault 3.5 i giovani fenomeni non stupi-
scono più, dopo gli exploit di Robin Frijns e
Stoffel Vandoorne nelle due stagioni passate.
Rowland, almeno da quanto si è visto in Spa-
gna, punta a inserirsi immediatamente in
questo filone. Parlaunpo' di italianoe locapi-
sce bene, grazie ai trascorsi con la Tony Kart
di Dino Chiesa, ma l'intervista preferisce far-
la in inglese, per essere sicurodi evitare frain-
tendimenti. Fin dalle prime battute mostra
unasicurezzadiversa rispettoagli altri debut-
tanti della World Series Renault, e un moti-
vo c'è: per essere un pilota che ha appena
chiuso con la F.Renault 2.0 (vice campione
europeo 2013), Rowland non è giovanissimo
con i suoi 21 anni, e la sua carriera ha già vis-
suto un certo numero di alti e bassi. E pro-
prio da lì partiamo per la nostra chiacchiera-
ta.
Per essere un pilota che debutta que-
st'annonellaF.Renault 3.5hai già avu-
to una vita piuttosto movimentata.
Supportato dalla McLaren negli anni
del karting, poi abbandonato dal team
di Woking e ripescato dalla Racing
Steps Foundation che ti ha rilanciato.
Ci vuoi raccontarequestafasedellatua
carriera?
"Sì, ma non è semplice come pensate, ed è
una storia lunga. Non sono mai stato scari-
cato dallaMcLaren. Quel che è vero è che ini-
ziarono a supportarmi attorno ai 13-14 anni,
affidandomi a Dino Chiesa che è sempre sta-
to un punto di riferimento per la crescita dei
giovani piloti. Sono stati anni di alti e bassi,
in cui comunque non ho mai reso al massi-
modelmiopotenziale. L'adolescenzaèun'età
difficile e a 16 anni non ero concentrato come
avrei dovuto, pieno di distrazioni di ogni tipo
fuori dalla pista. Ovviamente la cosa si riflet-
teva nei risultati e la mia posizione in McLa-
ren ha iniziato a scricchiolare. Poi, nel 2010
è arrivato quello che è senza dubbio il
momento più difficile della mia vita fino ad
oggi, quando ad ottobre è scomparso mio
padre. È difficile spiegare l'effetto che fa per
un ragazzo perdere un punto di riferimento
del genere e ame è accaduto proprio quando
la vita mi ha messo davanti le prime decisio-
ni importanti. Quell'inverno infatti mi con-
tattò la Zip Kart per chiedermi se volevo par-
tecipare al loro shootout, un'occasione che
non volevo perdere. Chiesi il permesso alla
McLaren, ed è stato in quel frangente che mi
hanno comunicato che avevano già deciso
chenon sarei più statoun loropilota.Mi han-
no lasciato libero di provare con Zip, ma mi
hanno anche detto che per la stagione suc-
cessiva sarei uscito dal programmaMcLaren
per passare a quello Racing Steps. Ci tenne-
ro a spiegarmi che non era una vera e propria
bocciatura, ma semplicemente un passaggio
da un programma di supporto a un altro,
altrettanto buono. Non so se ebbero un
occhio di riguardo visto quello che era appe-
na successo a mio padre. Non lo saprò mai,
ma ho sempre pensato che sia andata così,
che non se la sentironodi lasciare col culoper
terra un diciottenne che stava passando un
momento del genere".
Come è cambiata la tua carriera con il
passaggio alla Racing Steps Founda-
tion?
"Non come avrebbe dovuto, almeno inizial-
mente. Se negli anni precedenti non ero con-
centrato, trovarmi all'improvviso senza gui-
da non mi ha certo aiutato. Qualche buon
risultato è arrivato, ma non quello che loro si
aspettavano da me. Il problema era sempre
il solito, non ero abbastanza concentrato sul-
le corse. Cioè, quando ero in pista il mio
obiettivo era vincere e davo il massimo per
riuscirci, ma fuori dai circuiti non era lo stes-
so. Avevo la testa altrove, non vivevo per le
“
Sono consapevole del fatto che a 21 anni
non ho un lavoro e per dedicarmi alle corse sto
rinunciando a una formazione universitaria,
per cui è chiaro che non ci sono alternative,
fare il pilota dovrà essere il mio mestiere
OLIVER ROWLAND