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StefanoSemeraro
LaFerrari ha licenziato l’allenatore. In realtàè statoStefano
Domenicali, il teamprincipale dellaRossa, a dare le dimis-
sioni,ma il clima attorno a lui da tempo eradiventatodeci-
samente surriscaldato, edagiorni, anzi da settimane, trape-
lavano indiscrezioni sugli ormai cronici “mal di pancia” di
Domenicali. La notizia, insomma, era nell’aria. Come una
squadradi calciodi grandeblasone chenon riesceda troppi
anni a vincere lo scudetto, la Ferrari ha decisoper un cam-
bio di panchina, la strada più facile; al posto di Domenicali
arriva - pare pro-tempore -MarcoMattiacci, il CEOdi Fer-
rari Nord America. Domenicali, persona gradevolissima e
molto onesta, che come ha dettoLuca diMontezemolo«ha
antepostogli interessidellaFerrariai suoi, agendocongran-
deresponsabilità»,pagacinqueannidivacchespessomagre
(perchéancheun secondopostoperMaranello fatalmenteè
una sconfitta), di scelte sbagliate, spesso troppo conservati-
ve, comunque non all’altezza di quelle della concorrenza.
Pagaprobabilmente,anzisicuramenteanchetantierrorinon
suoi,maquesto fapartedel ruolo, e forse, aquanto spiffera
daldidentro,ancheunatteggiamento troppomorbido, trop-
poumanoe conciliantenei confronti dei suoi collaboratori.
Seècosì,allaFerrarievidentementeserveunsergentedi fer-
ro, unmanager duro che sia in grado di dare una svolta ad
un ambiente che sembra aver perso lagrinta, la voglia fero-
cedi vincere cheè sempre statadelDrake, e chepossedeva-
no con sfumature diverse anche Ross Brawn, Jean Todt e
MichaelSchumacher.L’addiodiDomenicali, che,delusodai
tecnici, inparticolaredaimotoristi, a cui aveva fornitomez-
zi a suo giudizio più che sufficienti, nonha retto all’ennesi-
ma partenza falsa, è anche il segnale di un fallimento di
un’epoca,diunagestione,quellaappuntodeldopo-Todt,che
nel titolodiKimiRaikkonenhaconosciuto l’unica fiammata
eanche laparola fine.
ProbabilmenteDomenicali non aveva più voglia di ripetere
le solite frasi, i soliti cliché sul «tenere duro» e sulla«capa-
cità di reazione», e le dimissioni, dopo 23 anni passati in
azienda, sono una scelta che gli fa onore. Non basteranno
peròacancellare iproblemicheattanagliano laFerrari,eche
certonondipendevanotuttida lui.AMaranelloèstataavvia-
tauna ristrutturazione, salteranno altre teste, speriamo che
l’incaricatodelledecapitazioninonagiscacon lostessocrite-
rioche fuusatoneiconfrontidiAldoCosta,giubilato treanni
faancheper voleredi FernandoAlonso e cheoggi se la ride
(amaramente)allaMercedes.Siparladiunpossibile ritorno
del pensionato Ross Brawn, che però bisognerebbe pagare
carissimo,echesarebbecomunqueunKasceltarivoltaalpas-
sato. Ilnuovo“allenatore”-unMourinhodellecorse?-dovrà
anche guidare laRossa inuno scenario che inquesti ultimi
anni èmolto cambiato, dominatopiùdal business chedalla
passione sportiva, enel quale i vecchi “dinosauri” si avviano
a scomparire. Pare cheaMaranello si siavistoMarchionne,
equesto forseèunsegnale.Dopoavercambiato lapanchina
bisognerà forzatamente pensare alla squadra, e al mercato.
Ritrovare la stradadellavittoria senzaperdere l’animadella
Ferrari, lasuastoriae lasua tradizione, sarà lasfidapiùvera,
e lapiùdifficiledell'allenatore chearriverà.
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